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Il Tarlo!

Pisa: è giusto barricare Piazza dei Miracoli?

di Silvia Pagnin

Questi anni hanno presentato con forte evidenza una nuova emergenza rispetto alla tutela delle opere d'arte: tra incuria, vandalismo, degrado e mancanza di fondi per i restauri, assalto delle folle, opere sfruttate più che valorizzate, con preziosi dipinti andar sempre fuggendo di mostra in mostra, si incunea con preoccupanti effetti l'allarme per un terrorismo che forse più ancora che i centri del potere cerca di colpire i luoghi simbolici della cultura e della religione delle realtà che osteggia.
L'undici settembre ha indubbiamente modificato molti aspetti della vita sociale e rispetto al patrimonio artistico ha spesso posto una rinnovata attenzione per i problemi della sicurezza, attenzione che i tragici fatti di Londra hanno oggi nuovamente acuito. Ci siamo dovuti confrontare con controlli più accurati e metal detectors, vie d'accesso limitate e conseguenti rallentamenti, sempre sospettosamente attenti a persone "diverse" ed oggetti incustoditi. Segno evidente di quanto già sia in atto la destabilizzazione di tante certezze e di un modus vivendi tutto sommato disteso, di quanto sia concreta la possibilità di spingere i paesi occidentali a rinunciare ad una parte di quei valori che da sempre li caratterizzano; ma allo stesso tempo indice della volontà di continuare a fruire del patrimonio, con la consapevolezza che cedere qualche grado di libertà per questi pur legittimi timori sia un primo concreto segnale di vittoria da parte di chi vuol seminare il panico: "we are not afraid".
Da qualche tempo, fra momenti di qualche visibilità e periodi di preoccupante silenzio, si sta compiendo a Pisa una discutibile operazione. La Piazza del Duomo sta per essere chiusa a tutti nelle ore notturne con cancellate installate sulle vie d'accesso. Già in seguito agli attentati del 1993, via dei Georgofili su tutti, molte limitazioni erano state imposte alla visita del complesso monumentale, e transenne di indubbia bruttura avevano circondato l'intero prato. In tempi più recenti, la Piazza del Duomo di Pisa è stata indicata, in quanto capolavoro di indiscussa fama, tra i molti possibili obiettivi sensibili di un generico allarme terroristico. Un allarme che coinvolge centinaia di altri siti significativi, ma che a Pisa, a quanto pare, ha suscitato reazioni drastiche.
Ora, la Piazza dei Miracoli, oltre che patrimonio della città, è stata riconosciuta dall'UNESCO come patrimonio dell'umanità. Certo una sua eventuale perdita sarebbe un evento drammaticamente significativo a livello mondiale, ma è giusto impedirne la fruizione al mondo intero per un possibile, ma fortunatamente non così probabile, inserimento fra gli obiettivi di attentati? Se sì, è plausibile immaginare un termine temporale per le misure restrittive, o si può facilmente presumere che questa privazione, come le tante apparse provvisorie e poi silenziosamente eternate, debba perdurare a tempo indeterminato?
Ci si deve dunque abituare ad un complesso visibile di giorno e blindato di notte. Anche se è opera d'arte viva e pulsante, inserita in un tessuto urbano, e per i fortunati pisani rappresenta anche solo una piazza, e la via di transito per tornare dal centro a casa, al punto che chiuderla anche a pedoni e traffico ciclabile significherebbe isolare un quartiere. E' così forte il rischio da legittimare tanto disagio? E non è forse vero che ogni capolavoro d'arte viene a perdere la sua fondamentale funzione di trasmissione culturale se non se ne permette la fruibilità, mentre limitazioni in merito sono ammissibili solo qualora esistano oggettivi alti rischi per gli esseri umani o per l'opera d'arte stessa?
Ma di giorno, si dirà, si può ancora vedere. Per ora. A rigor di logica, il rischio attentati dovrebbe risultare ben maggiore durante le ore diurne, nelle quali migliaia di turisti e cittadini hanno giustamente libero accesso. E si può ben affermare che le cancellate installate appaiano certamente inefficienti ai fini di scongiurare reali volontà lesionistiche.
Dei danni di immagine alla città, e della conseguente negativa ricaduta economica, poco ci cale, e forse qualcuno non si preoccupa nemmeno della delegittimazione degli organi democratici come Comune e Provincia che a Pisa si sono espressi ripetutamente in modo negativo riguardo ai provvedimenti, ma che dire dello stravolgimento dei valori storici, artistici e sociali della piazza? E dunque, "les jeux sont faites"?