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arti multimediali

 

Roberto Paci Dalò - Giardini Pensili festeggia vent'anni di carriera (tecno)artistica

di Anna Maria Monteverdi

La galassia artistica di Roberto Paci Dalò -Giardini Pensili che festeggia quest'anno vent'anni di attività con una lunga serie di incontri, spettacoli e laboratori tra Bologna e Roma è estremamente varia: polifonica e proteiforme, abbraccia vari linguaggi, si incarna in vari format artistici ma parte fondamentalmente dalla musica per approdare al territorio dell'immagine e del suono nel suo senso più ampio, di spazio sonoro. Immagine e suono intimamente collegati tra loro e indagati nella loro morfogenesi, esplorando il territorio del digitale che li accomuna sia come processo di creazione e di trasformazione, sia come canale di diffusione on line. Le sue sono installazioni suono-video interattive, opere radiofoniche e spettacoli anche in diretta web, "spazializzazioni" sonore, concerti scenici o spettacoli con uso di disegni, materiale video o filmico found footage trattato e assemblato digitalmente in tempo reale. Oltre alle importantissime collaborazioni con Isabella Bordoni, Sandro Lombardi, Luca Ruzza, Anna Bonaiuto, Marcello Sambati, Gabriele Frasca, Tullio Brunone e Toccafondi, i riferimenti diretti e indiretti che è possibile cogliere dalle sue opere - tra antenati, capiscuola e compagni di strada - sono molteplici, da Ryoi Ikeda per il suono sintetico a Laurie Anderson, straordinaria interprete dell'arte multimediale con Home of the Brave, a John Cage, conosciuto da Paci Dalò in occasione di uno dei suoi soggiorni statunitensi.
Il Teatro di Giardini Pensili è, come ricordava Filiberto Menna, un esempio di nuova Opera d'Arte Totale, ovvero teatro dei sensi, un teatro musicale. E queste sottolineature di un teatro come impegno per l'occhio e l'orecchio sembrano riferimenti precisi ad alcune affermazioni di John Cage ("un concerto è un'attività teatrale") o a Kandinsky, che parlava della necessità di una composizione scenica che potesse mettere in luce le famose "corrispondenze", ovvero "sentire i colori e vedere la musica". Paci Dalò chiama le sue opere composizioni anche in riferimento al teatro: arte visiva e teatro costruiti come alchimie compositive di materie diverse disponibili alla trasformazione, magari con minima variazione. Il teatro quindi come un campo di forze che tende a una forma ritmica complessiva: visiva, sonora performativa. In Animalie la parola del filosofo Agamben campionata, accostata ai rumori di animali, e i disegni di Oreste Zevola, che sembrano incisioni, si uniscono ai gesti minimali della performer ripetuti e poi moltiplicati grazie alla loro cattura via webcam, e al suo corpo restituito dallo specchio come geometrie di colore a dar vita a una composizione astratta, un quadro astratto che contiene un movimento interno, un ritmo di nero e rosso.
L'immersione partecipativa: questo uno degli obiettivi dei lavori di Paci Dalò, ed è legato in qualche modo alla teoria del paesaggio sonoro di Murray Schafer e alla strategia della territorializzazione: la sua opera non è contenuta nello spazio ma è lo spazio, così come lo spettatore partecipa all'interno dell'opera-ambiente. E' ricercata l'attenzione dello spettatore, sollecitata attraverso la sua inclusione dentro l'azione, nell'evento spettacolare inteso come spazio dinamico, perché le immagini e i suoni lo inseguono, fluttuando, ruotando con una moltiplicazione di forme visive catturate in diretta: Metrodora, Mishmal Hashmal hanno dettagli di volti, un gioco di sovrapposizioni costanti come un sogno o un ricordo a occhi aperti; un continuo gioco di incrostazioni, un affresco dove le immagini non sono che sinopie, strati di immagini-sinopie che affiorano a tratti. In Stelle della sera c'è una costante ricerca del coinvolgimento fisico percettivo: Paci Dalò parla in questo caso della ricerca di "iperstimolazioni sensoriali" non solo attraverso il video ma anche attraverso luci e suoni. Suoni costruiti con frequenze anomale estremamente gravi e sovracute e distribuite intorno al pubblico, avvolgendolo attraverso sistemi di spazializzazione multicanali (come in Metamorfosi, con Anna Bonaiuto), sulla psicoacustica, sulla percezione, sulle frequenze subliminali, come in Italia anno zero.
Paci Dalò crea forse più che delle opere, processi aperti e interminabili che non si fissano dunque in una forma definitiva: spettacoli che diventano video, film, libri, opere radiofoniche, cd musicali, dvd, nonché un sito web. L'autore parla di una trasmigrazione di materiali da un territorio all'altro. Una metamorfosi continua, o una continua reinvenzione del segno artistico, che vuol dire sperimentare le infinite possibilità del digitale. Prevede molto spesso un prolungamento sul web del teatro per sperimentare diversi luoghi o diversi non-luoghi di partecipazione, inseguendo l'utopia di un terreno di gioco e di azione interattivo e completamente aperto, sperimentando creativamente la modalità multimodale ricevente-emittente del fruitore del web. Il primo esperimento in questa direzione era il concerto in simultanea interattiva del 1993 La lunga notte, con molti ponti radio; una modalità che ha il suo precedente solo in Telenoia di Roy Ascott del 1992, performance mondiale durata 24 ore che connetteva attraverso tutte le forme dell'epoca bbs fax e videofono, artisti che si scambiavano musica poesia immagini. (www.giardini.sm)

Un'immagine di Animalie

 

Tekno Cut Up

di Andrea Campanella


Nell'ambito della manifestazione Tekno Cut Up organizzata da Cut up alla Spezia presso la Dialma Ruggiero dal 25 febbraio al 18 marzo sono stati presentati artisti internazionali e opere emblematiche della nuova scena artistica digitale. Marce.lì Antunez Roca (ex membro del famoso gruppo tecnoperformativo catalano Fura dels Baus), ManUelBO di Candida Tv, Tilt-Spazio danza e Jaromil hanno proposto approfondimenti sul rapporto tra arte e robotica, sulla hacker art, sulla video-danza, sul nuovo orizzonte delle street tv e delle radio web. Gianni Bolongaro, collezionista d'arte contemporanea e presidente della Associazione Amici del Centro Arte Moderna e Contemporanea della Spezia nonché fondatore del Parco di Arte Contemporanea La Marrana di Montemarcello (La Spezia) ha presentato l'opera di videodanza Codice aperto prodotto proprio dalla Marrana; si tratta di un elaborato video d'arte di Luca Scarzella e Stalker avente come performer il gruppo di danza contemporanea "Tilt" diretto da Enzo Procopio. Le coreografie si estendevano lungo gli spazi aperti del Parco La Marrana tra le installazioni di Jannis Kounellis, vedovamazzei, Mario Airò, Hossein Golba, Lorenzo Mangili, Philip Rantzer, Kengiro Azuma, con entità, ombre che emergono tra i pieni e i vuoti delle sculture (il video è stato presentato al Festival Invideo e al Lincoln Center di New York: cfr. www.tiltspaziodanza.it)
Nella stessa giornata Marce.lì Antunez Roca ha mostrato folli e ironiche performance in cui unisce corpo e robotica grazie ad un cosiddetto "esoscheletro multimediale", ovverosia una tuta dotata di particolari sensori collegati ad un computer che permettono al performer di diventare una sorta di uomo-orchestra, di controllare e modificare in tempo reale suono, immagine, animazioni, robot e sequencer MIDI, come in Afasia e in Transpermia. I temi esplorati nel suo lavoro includono l'incrocio tra naturale e artificale, biologico e robotico, col controllo telematico del corpo del performer da parte dello spettatore.
ManUelBO (alias Emanuele Bozzo) è realizzatore di installazioni di carattere politico che nei primi anni Novanta univano arte e caso sociale (La cella, sul caso Baraldini), performance di strada a metà tra espressione artistica, disturbo e protesta (l'azione in strada per la beatificazione di Artaud) e anche "mediattivista" e videomaker indipendente. Inequivocabili i titoli di alcune sue "azioni": BelzeBush, Tubo catodico, La crocifissione dello spettatore. Infine, Homo mediaticus e Mode Zone 05 sono le ultime realizzazioni in forma di esibizione personale realizzate per le gallerie Azul e Zeit Zone di Berlino. Suo è il famoso Supervideo, graffiante documentazione del G8 di Genova. Tra i suoi interventi, un tentativo di rianimare l'informazione, che vede i mezzi di comunicazione (radio, televisore, computer) trasportati in barella, con tanto di infermieri e medici, attorno al ministero delle Telecomunicazioni. Seguono l'assaggio pubblico di giornali come pietanze; l'esposizione di un televisore che versa lacrime di sangue, in una specie di "miracolo" laico, lo stesso giorno della prima trasmissione di Tele Padre Pio, in presenza del ministro Gasparri. Performance, quelle di ManUelBO, che giocano sulla letteralizzazione di metafore ormai logore (l'informazione "malata", la "indigestione" di notizie) per rilanciare la possibilità di una comunicazione dal basso, spregiudicata e libera, alla portata di tutti. Il suo nome si lega soprattutto a Candida TV, la prima sperimentale tv di strada di Roma, che nel 1999 decretò l'innegabile successo mediatico delle televisioni homemade. I palinsesti erano divertenti, con le interviste e le inchieste più assurde (Jubineon, sul "dietro le quinte del Giubileo", per esempio) che poi abbiamo ritrovato meglio confezionate su Mediaset con Le Iene. Candida Tv con il suo motto "Prendila prima di uscire!" ha vissuto nel consenso dei teleutenti per nove settimane; successivamente la cooperativa ha realizzato Torre Maura Tv, primo esperimento di tv di quartiere via web che si guadagnò un servizio sul Tg1 (cfr. www.candidatv.tv)
L'ultimo incontro è stato con l'hacker artist e programmatore e attivista mediale Jaromil, da sempre impegnato nel campo della creatività telematica. E' autore di tre software "liberi" (MuSE, FreeJ e Hasciicam, pionieristici per l'offerta di nuove possibilità per le radio in rete e per la manipolazione in tempo reale delle immagini) e della distribuzione dyne:bolic (www.dynebolic.org), un cd che offre un sistema operativo Linux facile da usare, senza bisogno di installazione su disco rigido. I programmi sono liberamente scaricabili in rete e hanno già raggiunto qualche milione di utenti. Connesso alla rete dal 1991 ha fondato il laboratorio di produzioni in network dyne.org. Anche grazie a Jaromil la figura dell'hacker è diventata quella del programmatore puro e rigoroso che opera diversamente dalle multinazionali informatiche come la Microsoft, e contro i "programmi proprietari", provando a ridefinire il campo operativo dell'informatica applicata alle pratiche artistiche. La filosofia del software libero a cui si ispira indica, secondo i criteri definiti dal movimento GNU/Linux, la "libertà di eseguire il programma, per qualsiasi scopo". Ovvero: (1) la libertà di studiare come funziona il programma e adattarlo alle proprie necessità; (2) la libertà di accesso al "codice sorgente"; (3) la libertà di migliorare il programma e distribuirne pubblicamente i miglioramenti, in modo tale che tutta la comunità ne possa trarre beneficio.
Quello che dice Jaromil, tenace assertore dei meccanismi di solidarietà e di cooperazione che ispirano il sistema operativo GNU/Linux, è che nel mondo del software libero non esistono più confini tra autore e utente: un programma creato e riversato in rete secondo il principio del copyleft (che abiura il copyright) può arrivare ad avere centinaia di migliaia di altri potenziali nuovi autori-attuatori che possono modificarlo mantenendo pubblico il "codice sorgente" e la cui estensione creativa è fuori dal controllo del programmista che lo ha generato. Tra le prime rappresentazioni teatrali autoprodotte di Jaromil: Tubo Catodico: per lo spettacolo viene preso il segnale tv locale e le immagini vengono elaborate con il programma FreeJ. Ricordiamo che Jaromil ha lavorato in veste di programmatore con Giardini Pensili, uno dei più importanti gruppi tecnoartistici mondiali, diretto da Roberto Paci Dalò.

ManUelBo, Candida-TV
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