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in viaggio

New York: il nuovo MoMa

di Raffaella Pastore

Fondato nel 1929 da Lillie P. Bliss, Abby Aldrich Rockefeller, Mary Quinn Sullivan e quattro altri ricchi finanziatori, il MoMa (The Museum of Modern Art) è stato il primo museo americano dedicato all'era moderna. Le sue straordinarie collezioni comprendono testimonianze di altissimo livello di ogni espressione della cultura figurativa moderna, a partire dall'arte europea degli anni '80 dell'Ottocento fino ad arrivare ai nostri giorni, alle ultimissime sperimentazioni della contemporaneità.
Nel novembre 2004, lo storico edificio, ubicato nel cuore di Manhattan, dopo un restyling durato alcuni anni, ha finalmente riaperto i battenti, offrendo al suo pubblico uno spazio avveniristico ma sobrio, completamente rimodellato, in cui la tecnologia più avanzata sposa un design rigoroso e lineare, dalla capacità espositiva praticamente raddoppiata rispetto al precedente, tale da consentire un completo ripensamento e riallestimento delle collezioni e delle sezioni loro dedicate in chiave più dinamica e aperta al cambiamento. Attualmente il percorso, studiato per "obbligare" il visitatore ad attraversare, grazie ad un itinerario cronologico a rebours, anche le più audaci sezioni delle Contemporary Galleries, prevede infatti una lenta ascesa progressiva, piano dopo piano, verso i capolavori più "inflazionati" della sezione Painting and Sculpture, attrazione più popolare del Moma, con i Picasso, i Matisse i Van Gogh, i Pollock e i Mirò davanti ai quali si accalca la maggioranza del pubblico. Accanto alla pittura ed alla scultura, con pari dignità, si alternano le ricche sezioni Drawings, Prints and Illustrated books, Architecture and Design e Photography, ma colpiscono anche i grandi spazi vuoti destinati alle future acquisizioni ed alle esposizioni temporanee. L'autore di questa riuscita metamorfosi è l'architetto giapponese Yoshio Taniguchi, classe 1937, già autore di importanti progetti di ambito museale (Higashiyama Kaii Gallery, Nagano City, Japan, 1990, Marugame Genichiro­Inokuma Museum, Japan, 1991; Toyota Municipal Museum of Art, Japan, 1995), che è riuscito nel delicato compito di trasformare i vecchi ambienti del Moma con eleganza e intelligenza, senza mai stravolgerne le forme originarie.
"The primary objective in the design of a museum is to create an ideal environment for the interaction of people and art. Galleries and public spaces are the core elements in a museum. A variety of gallery spaces appropriate to MoMA's collection of 20th-century masterworks as well as new galleries for the yet unknown works of contemporary art is the first requirement for an expanded Museum. Renovation and reuse of the intimately scaled existing galleries, along with the addition of multiuse new galleries with high ceilings and long continuous walls, would provide a diversity of exhibition spaces while creating an interlocking dialogue of space, art, and architecture...." : ispirandosi a questo assunto-base l'architetto di Tokio ha dato vita al suo progetto, che è risultato vincente proprio perchè ha tenuto conto di una serie di problematiche complesse e interrelate.
In particolare, Taniguchi ha considerato di fondamentale importanza riflettere sul ruolo della prestigiosa istituzione museale, sia a livello fisico che simbolico, nell'ambito newyorkese: ad esempio, la già esistente differenza tra asse Nord e Sud è stata mantenuta creando due diversi blocchi funzionali, concentrando cioè gli elementi più "commerciali" del museo (uffici, bookstore e caffetterie) sul lato che dà sulla più mondana 53rd Street e riservando alla più raccolta 54th Street il lato più prettamente culturale ed espositivo, sottolineando ulteriormente questo aspetto con la scelta di collocare qui il nuovo ingresso del museo, una spaziosissima e futuristica hall che a sua volta si affaccia sul giardino delle sculture, spazio aperto con alberi e fontane che interpreta liberamente l'idea zen di una natura controllata da un poetico ma rigoroso dominio della mente. All'esterno, l'intrecciarsi di due nitidi volumi geometrici trasparenti ma resi solidi dall'evidenza stessa delle loro nervature portanti, crea una potente presenza orizzontale che, contrastando con la randomica verticalità di Manhattan, connota immediatamente il MoMa come un nuovo segno spaziale cittadino, chiaramente visibile anche dalla Fifth Avenue.
All'interno, lo spettacolare gioco di rispecchiamenti tra la città e le mille visuali che il museo, attraverso le grandi vetrate e gli spazi di passaggio ne offre continuamente, rappresenta una piacevole pausa di riflessione nel percorso culturale offerto dalle nuove gallerie, spazi vastissimi e di ampio respiro, caratterizzati da luminose superfici murarie ininterrotte e soffitti altissimi adatti ad ospitare qualsiasi tipo di opera contemporanea.

L'interno del nuovo MoMa