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Images re-vues, rivista di storia, antropologia e teoria dell'arte

Images re-vues è una nuova pubblicazione on-line dedicata alla riflessione sulle immagini, al crocevia fra storia, teoria e antropologia. Essa nasce come diretta emanazione dei tre centri di ricerca dell' École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi (EHESS) e del Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS): il Centre Louis Gernet, il Groupe d'Anthropologie Historique de l'Occident Médiéval (GAHOM) e il Centre d'Histoire et Théorie des Arts (CEHTA), centri recentemente entrati a far parte dell'Institute National d'Histoire de l'Art di Parigi (INHA).
Da circa tre anni, questi tre centri danno vita a una serie di seminari comuni dal titolo Tradizione e temporalità delle immagini. I seminari hanno l'obiettivo di articolare le metodologie della ricerca antropologica sul campo, con le tecniche di interpretazione iconografica e di lettura delle immagini e con le problematiche teoriche e cognitive che ne conseguono. Il progetto scientifico di Images re-vues deriva in qualche modo dalle discussioni aperte nel corso di tali seminari e ne condivide l'ambizione interdisciplinare. Fondata da un gruppo di dottorandi e post-dottorandi appartenenti ai centri di ricerca già ricordati, Images re-vues intende offrire uno spazio di ricerca rigoroso e un'occasione di riflessione sulle funzioni e sulle "teorie" dell'immagine, senza restrizioni cronologiche e metodologiche, riflessione che sappia coinvolgere giovani ricercatori e ricercatori già affermati. Images re-vues pubblica articoli inediti previo un doppio sistema di selezione: ogni contributo dopo esser stato letto dal comitato di redazione verrà successivamente sottoposto a un comitato scientifico riconosciuto a livello internazionale. Images re-vues avrà scadenza trimestrale e, grazie alla sua forma "elettronica" , potrà dar spazio anche ad articoli di ampio respiro (con un massimo di 35 pagine da 1500 caratteri ciascuna). L'intento è quello di pubblicare articoli di provenienza internazionale redatti in lingua francese. Ogni numero prevede all'incirca una dozzina di articoli e sarà costituito principalmente di un dossier tematico che riunirà contributi su argomenti precisi creando così uno spazio, oltre che di lettura, di dialogo. Verrà in ogni caso garantita la possibilità di pubblicare un numero ristretto di articoli di argomenti diversi. Per il dossier del primo numero - già chiuso, in procinto di uscire a fine maggio - si è scelto di pubblicare una serie di articoli dal titolo Théories in parte presentati alle giornate di studio tenutesi all'Institut National d'Histoire de l'Art di Parigi il 10 e l'11 febbraio scorsi, con il consueto numero di varia. Questo primo numero verrà coordinato da Giuseppe Di Liberti ([email protected]). Il secondo numero dal titolo L'image abimée sarà dedicato, come spiega la coordinatrice Dominique Donadieu-Rigaut, agli "attacchi" volontari verso le immagini, dal semplice sfregio alla loro totale distruzione: iconoclastia, autodafè, idolatria saranno alcuni fra gli argomenti che potranno essere trattati. Entrano pienamente nel quadro di questi studi le pratiche superstiziose o devozionali effettuate sulle immagini-oggetto (sostituto dei corpi), così come i tatuaggi sul corpo umano. Allo stesso titolo potranno essere esaminati casi similari per quanto riguarda la pittura più recente e la fotografia o gli interrogativi che tali questioni pongono ai restauratori.
Si possono inviare le proposte e gli articoli a Dominique Donadieu-Rigaut, ([email protected]). Termine ultimo per l'invio degli articoli: 1 giugno 2005
Il terzo numero, coordinato da Itay Sapir, sarà dedicato a Daniel Arasse, a due anni dalla sua prematura scomparsa. La sua opera sempre attenta sia alle questioni di storia che di teoria dell'arte dovrà servire da spunto alla redazione di articoli che s'ispirino ai diversi scritti dello studioso, alle sue posizioni, alla sua metodologia così come ai temi e agli oggetti artistici da lui esaminati. Potranno essere trattati temi che prendano spunto dalle intuizioni dello studioso riguardo l'analisi di opere specifiche o si potrà proseguirne la ricerca verso direzioni "inaspettate". Potranno egualmente essere presi in esame "oggetti artistici" che non abbiano fatto direttamente parte del campo d'indagine dello studioso Questo numero, così come non lo ebbero le ricerche di Daniel Arasse, non avrà limiti cronologici e geografici: dal Rinascimento italiano alle arti contemporanee nessun argomento sarà escluso a condizione che sia "osservato attraverso il filtro interpretativo che lo studioso ci ha lasciato in eredità".
Le proposte e gli articoli dovranno essere inviati a Itay Sapir ([email protected]). Limite massimo per l'invio degli articoli: 1 settembre 2005. Il quarto dossier, ancora in preparazione, avrà come titolo Objets mis en signes, e sarà coordinato da Noémie Hosoi ([email protected]). Per informazioni più dettagliate si può già visitare il sito (in costruzione) all'indirizzo http://www.imagesre-vues.org/ dove si possono sin da ora consultare la presentazione generale della rivista, la politica editoriale e le norme di redazione di Images re-vues.

Il comitato di redazione
(
[email protected])

 

Thierry Wurmser, Danseurs

Thierry Wurmser: le metamorfosi dell'altra natura

di Chiara Savettieri


"Homme libre, toujours tu chériras la mer ! La mer est ton miroir ; tu contemples ton âme". Così comincia uno dei più bei poemi dei Fleurs du Mal di Baudelaire: l'uomo ama il mare perché vi riconosce un'immagine di sé, della sua vita, che è continuo movimento, a volte burrascoso, a volte placido e tranquillo. A pensarci bene, nell'immensità marina, nella sua inafferrabile bellezza, si riflette il perpetuo trascorrere dell'essere e della natura. Queste riflessioni sorgono spontanee osservando l'attività pittorica di un giovane pittore parigino, Thierry Wurmser, la cui ricerca è alimentata da un sincero slancio lirico, capace di partorire immagini astratte, accese di una vita che è ad un tempo quella dell'uomo e del cosmo: in quelle fitte onde di colore che si stratificano, si compenetrano, si confondono in un andamento ora vorticoso, ora lento e fluido, sembra che sia eternato un istante transitorio dell'infinito scorrere delle cose. Non il pulsare di questa o quella realtà interessa al pittore, ma la sostanza stessa della vita. Sembra di poter cogliere, nella forza ipnotica dei suoi vortici cromatici, nella viva materialità di una pennellata fresca e spontanea, o in certe concrezioni di colore, la natura stessa nei suoi processi primordiali e millenari: il miracolo delle meravigliose striature delle pietre, frutto di millenni di lavorio geologico, l'incanto di certi paesaggi glaciali, il mistero dei colori e dei riflessi del mare, il sublime fascino magmatico di fenomeni vulcanici. E' proprio il mantenersi al livello dell'astrazione, che permette a Wurmser di conferire al proprio lavoro un valore cosmico ed esistenziale nello stesso tempo. Sì perché se, come insegna Baudelaire, l'uomo può riconoscere nel mare una sorta di alter ego, spontaneamente sorge, in chi osserva quella che potremmo definire la natura astratta di Wurmser, la sensazione di trovarsi dinnanzi a qualcosa di particolarmente vicino a sé, alla propria interiorità: percepiamo le sue immagini non come entità separate dalla nostra anima, ma come qualcosa che ci appartiene nel profondo e che nello stesso tempo fa parte del mondo che ci circonda. All'inizio della sua attività Wurmser ha rappresentato sagome umane abbozzate su fresche stesure cromatiche; eppure anche queste opere potrebbero dirsi astratte: in esse si può intuire qual è stata la successiva ricerca del pittore, volta alla resa dei guizzi transitori della coscienza e dell'essere. Uomo e natura, natura e uomo: uno è il ritmo dell'esistere, infinite le melodie, infinitamente misteriose le corréspondances.
"Homme libre, toujours tu chériras la mer ! La mer est ton miroir ; tu contemples ton âme. C'est ainsi que commence un de plus beaux poèmes des Fleurs du Mal de Baudelaire: l'homme aime la mer car il y reconnaît une image de soi, de sa vie, qui est mouvement continu, tantôt violent et inquiet, tantôt serein et tranquille. Dans l'immensité marine, dans son insaisissable beauté, se reflète le perpétuel écoulement de l'être et de la nature. Ces pensées surgissent spontanément en regardant l'activité picturale d'un jeune peintre parisien, Thierry Wurmser, dont la recherche se nourrit d'un sincère élan lyrique, capable d'engendrer des images abstraites, allumées et chauffées d'une vie qui est en même temps celle de l'homme et du cosmos: dans ces épaisses vagues de couleurs, qui se stratifient, se pénètrent, se confondent avec une marche tantôt intense et frénétique, tantôt lente et fluide, il apparaît qu'un instant transitoire de l'infinie transformation des choses soit éternisé. Non pas la pulsation de cette ou de quelque réalité intéresse le peintre, mais la substance même de la vie. On a l'impression de pouvoir saisir, dans la force hypnotique de ses vagues chromatiques, dans la vive matérialité d'une touche fraîche et spontanée, ou dans certaines concrétions de couleurs, la nature même dans ses processus primordiaux et millénaires: le miracle des merveilleuses rayures des pierres (fig. Peinture numériques avec des vagues de couleurs), fruit d'un très long travail géologique, la magie de certains paysages glaciaux (fig. Paradis blanc), le mystère des vibrations chromatiques et des reflets lumineux de la mer (fig. Tableau avec des vagues bleu et rose), le sublime charme magmatique des phénomènes volcaniques. C'est en restant au niveau de l'abstraction, que Wurmser peut donner à son travail une valeur cosmique et existentielle en même temps. En effet comme l'homme peut reconnaître dans la mer une sorte d' alter ego, ainsi quand nous observons la " nature abstraite " de Wurmser, nous éprouvons la sensation de regarder quelque chose qui est très proche de nous, de notre intériorité: nous apercevons ses images non pas comme entités distantes de notre âme, mais comme quelque chose qui nous appartient en profondeur et qui en même temps fait partie du monde qui nous entoure. Au début de son activité Wurmser a représenté des silhouettes humaines ébauchées sur des fraîches couches de couleur; figures vibrantes de matière chromatiques (par exemple les Danseurs) qui pourraient être déjà appelées abstraites: on peut déjà prévoir la recherche successive du peintre, visant à fixer sur la toile les vacillements de la conscience et de l'être. Homme et nature, nature et homme: le rythme de l'existence est unique, infinies sont les mélodies, infiniment mystérieuses les correspondances.

 

 

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