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Musei

 

Pittsburgh (PA), The Andy Warhol Museum of Art

di Cristiano Giometti

All'inizio degli anni Sessanta, pochi critici avrebbero scommesso che "quel tizio della minestra Campbell" sarebbe diventato uno degli artisti più popolari della Pop Art e non solo. Le scatole di Brillo, ammonticchiate con apparente noncuranza, i ritratti di Marilyn Monroe e Jaqueline Kennedy, riprodotti in serie e ridipinti con colori accesi e contrastanti, sono ormai entrati a far parte dell'immaginario collettivo e sono battuti alle aste con quotazioni da capogiro. Così, anche Pittsburgh, la città natale di Andy Warhol (1928-1987), ha voluto rendere omaggio al suo cittadino più dissacrante con un museo interamente dedicato alle sue opere e alla sua vita.
Promotrice dell'iniziativa è stata la Andy Warhol Foundation for the Visual Arts in collaborazione con il Carnegie Museum di Pittsburgh e il Dia Center for the Arts. Le tre istituzioni si sono occupate di selezionare le opere e il materiale documentario, quasi tutto di proprietà della Foundation, e soprattutto hanno portato avanti una efficace campagna di raccolta di fondi, che si è conclusa con successo nel 1994 con l'inaugurazione del Warhol Museum. Forse in omaggio alla famosa Factory, in cui l'artista lavorò a partire dal 1964, è stata scelta come sede permanente una vecchia struttura industriale dell'inizio del secolo scorso, situata sulla sponda dell'Allegheny River non lontano dal centro cittadino. La costruzione è stata ristrutturata dagli architetti del noto studio Richard Gluckman, e si articola su sette piani ed un sotterraneo per un totale di circa 4000 metri quadrati di spazio espositivo. Per fornire al visitatore una carrellata completa sulla multiforme attività artistica di Warhol sono esposte a rotazione 500 opere tra dipinti, disegni, fotografie ed installazioni, a cui è affiancata la proiezione dei video, nella Movie Gallery del 6° piano, e dei film più famosi, nell'Andy Warhol Museum Theater del piano terreno.
La collezione permanente conta quasi 4000 opere che vanno dai primissimi lavori come disegnatore di scarpe e vetrinista, alle collaborazioni dell'età matura con artisti quali Jean Michel Basquiat e Francesco Clemente. Infine, il ricchissimo archivio, allestito al terzo piano, permette al pubblico e agli studiosi di approfondire la conoscenza del Warhol uomo ed artista attraverso lettere, fotografie libri ed altri oggetti a lui appartenuti.

Bibliografia: The Andy Warhol Museum, Pittsburgh 1994


Uno scorcio dell'interno dell'Andy Warhol Museum of Art

 

Pittsburgh (PA), Carnegie Museum of Art

di Cristiano Giometti

Nel 1896, Andrew Carnegie fondò a Pittsburgh un'istituzione culturale che portava il suo nome e che, in base alla sua idea, doveva trasformarsi in un museo di arte contemporanea nel volgere di pochi anni. La selezione delle opere della futura collezione permanente sarebbe avvenuta grazie alle International Exhibitions, delle mostre organizzate annualmente dal museo stesso, che avrebbero portato a Pittsburgh il meglio della produzione artistica mondiale. Tra i primi dipinti acquistati in occasione dell'esposizione inaugurale ci furono quelli di Homer e Whistler, a cui fecero seguito, all'inizio del secolo, altri di Pissarro, Puvis de Chavannes e Sargent. Tuttavia, la vocazione contemporaneista del Carnegie è andata costantemente attenuandosi nel corso del secolo: infatti, a partire dagli anni della Seconda Guerra Mondiale, le International Exhibitions hanno cominciato a svolgersi in maniera sempre più irregolare, passando a cadenze biennali e spesso triennali. Inoltre, le numerose donazioni hanno arricchito la collezione di opere delle epoche più diverse. Già tra il 1925 e il 1929, Mrs J. Willis Dalzell offrì al museo la sua raccolta di dipinti dei grandi maestri europei del Rinascimento e del Barocco. Negli anni Sessanta gli eredi di Sarah M. Scafie, senz'altro la più attiva e vivace benefattrice dell'istituto, hanno contribuito ad incrementare il gruppo di capolavori dell'Impressionismo, mentre nel 1964 il fondo istituito per volontà testamentaria da Howard A. Noble ha permesso l'acquisto di importanti opere, tra cui la tavola di Nicola d'Ancona raffigurante la Madonna col Bambino in trono e i santi Leonardo, Gerolamo, Giovanni Battista e Francesco (1472). La felice combinazione tra l'idea originaria del suo fondatore e i lasciti successivi hanno portato alla costituzione di una raccolta di pittura particolarmente ricca, in cui spiccano, tra gli altri, i nomi di Beccafumi (Il Miracolo di San Michele al Monte Gargano e L'apparizione di San Michele a papa Gregorio Magno sul Mausoleo di Adriano, 1526-28), Mary Cassat (Young women picking fruit, 1891) e Alberto Burri (Martedì grasso, 1956).
Una delle maggiori attrattive del Carnegie Museum of Art è costituita da tre monumentali saloni che accolgono copie di sculture antiche e modelli di edifici del passato. La Hall of Architecture, la cui struttura è ispirata al mausoleo di Alicarnasso, venne inaugurata nel 1907; con le sue 140 riproduzioni in gesso di capolavori delle architetture più famose di ogni tempo costituisce un unicum in tutto il Nord America, rivaleggiando con le famose Cast Courts del Victoria & Albert Museum di Londra. Sempre nel 1907, venne aperta al pubblico una seconda Hall, esemplata sulla cella del Partenone, che accoglieva 69 calchi di statue egiziane, greche e romane. Infine nel 1993 la Drue Heinz Foundation ha donato al museo lo Heinz Architectural Center; grazie a questa ricchissima collezione di disegni, stampe e modelli d'architettura, il Carnegie è oggi considerato uno dei centri più prestigiosi degli Stati Uniti per questo genere di studi.

Bibliografia: Catalogue of Painting Collection. Museum of Art, Carnegie Institute, Pittsburgh 1973; American Drawings and watercolors in the Museum of Art, Carnegie Institute, Pittsburgh 1985; Museum of Art, Carnegie Institute collection handbook, Pittsburgh 1985.

La Hall del Carnegie Museum of Art