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Musei
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Pittsburgh (PA), The Andy Warhol Museum of Art di Cristiano Giometti All'inizio
degli anni Sessanta, pochi critici avrebbero scommesso che "quel
tizio della minestra Campbell" sarebbe diventato uno degli artisti
più popolari della Pop Art e non solo. Le scatole di Brillo, ammonticchiate
con apparente noncuranza, i ritratti di Marilyn Monroe e Jaqueline Kennedy,
riprodotti in serie e ridipinti con colori accesi e contrastanti, sono
ormai entrati a far parte dell'immaginario collettivo e sono battuti alle
aste con quotazioni da capogiro. Così, anche Pittsburgh, la città
natale di Andy Warhol (1928-1987), ha voluto rendere omaggio al suo cittadino
più dissacrante con un museo interamente dedicato alle sue opere
e alla sua vita. Bibliografia: The Andy Warhol Museum, Pittsburgh 1994
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Uno scorcio dell'interno dell'Andy Warhol Museum of Art | ||||||
Pittsburgh (PA), Carnegie Museum of Art di Cristiano Giometti Nel
1896, Andrew Carnegie fondò a Pittsburgh un'istituzione culturale
che portava il suo nome e che, in base alla sua idea, doveva trasformarsi
in un museo di arte contemporanea nel volgere di pochi anni. La selezione
delle opere della futura collezione permanente sarebbe avvenuta grazie
alle International Exhibitions, delle mostre organizzate annualmente dal
museo stesso, che avrebbero portato a Pittsburgh il meglio della produzione
artistica mondiale. Tra i primi dipinti acquistati in occasione dell'esposizione
inaugurale ci furono quelli di Homer e Whistler, a cui fecero seguito,
all'inizio del secolo, altri di Pissarro, Puvis de Chavannes e Sargent.
Tuttavia, la vocazione contemporaneista del Carnegie è andata costantemente
attenuandosi nel corso del secolo: infatti, a partire dagli anni della
Seconda Guerra Mondiale, le International Exhibitions hanno cominciato
a svolgersi in maniera sempre più irregolare, passando a cadenze
biennali e spesso triennali. Inoltre, le numerose donazioni hanno arricchito
la collezione di opere delle epoche più diverse. Già tra
il 1925 e il 1929, Mrs J. Willis Dalzell offrì al museo la sua
raccolta di dipinti dei grandi maestri europei del Rinascimento e del
Barocco. Negli anni Sessanta gli eredi di Sarah M. Scafie, senz'altro
la più attiva e vivace benefattrice dell'istituto, hanno contribuito
ad incrementare il gruppo di capolavori dell'Impressionismo, mentre nel
1964 il fondo istituito per volontà testamentaria da Howard A.
Noble ha permesso l'acquisto di importanti opere, tra cui la tavola di
Nicola d'Ancona raffigurante la Madonna col Bambino in trono e i santi
Leonardo, Gerolamo, Giovanni Battista e Francesco (1472). La felice
combinazione tra l'idea originaria del suo fondatore e i lasciti successivi
hanno portato alla costituzione di una raccolta di pittura particolarmente
ricca, in cui spiccano, tra gli altri, i nomi di Beccafumi (Il Miracolo
di San Michele al Monte Gargano e L'apparizione di San Michele
a papa Gregorio Magno sul Mausoleo di Adriano, 1526-28), Mary Cassat
(Young women picking fruit, 1891) e Alberto Burri (Martedì
grasso, 1956). Bibliografia:
Catalogue of Painting Collection. Museum of Art, Carnegie Institute,
Pittsburgh 1973; American Drawings and watercolors in the Museum of
Art, Carnegie Institute, Pittsburgh 1985; Museum of Art, Carnegie
Institute collection handbook, Pittsburgh 1985. |
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La
Hall del Carnegie Museum of Art
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