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Musei
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Premessa di Ettore Spalletti Quando mi
venne proposto da Giovanni Carlo Sciolla, curatore dell'importante enciclopedia
Utet "L'Arte", di assumermi la responsabilità di confezionare
un intero volume da dedicare ai musei nel mondo, accettai subito con entusiasmo,
e subito proposi di impostare il dizionario (perché di questo si
trattava) sulla storia dei musei e delle loro collezioni, giacché
niente di simile era disponibile per gli studi. Raccolto un discreto,
ma non troppo esteso, gruppo di collaboratori iniziammo così quella
che presto si configurò come una piccola, per molti aspetti appassionante,
avventura; anche perché fummo tutti d'accordo nel raccogliere informazioni,
per così dire, con una rete a maglie strette, rimandando ad un
momento successivo le eventuali selezioni. Assai presto il materiale raccolto
- in molti casi attraverso mille difficoltà per la mancanza di
informazioni bibliografiche e critiche - cominciò a configurarsi
come un prezioso mosaico nel quale emergevano realtà museali spesso
inattese, se non addirittura sconosciute. In questo quadro d'insieme,
naturalmente, furono proprio i musei "minori" ad interessarci
maggiormente, e le informazioni che mano a mano venivano acquisite prendevano
forma in "schede" del massimo interesse. Richmond (VA): Virginia Museum of Fine Arts di Cristiano Giometti L'attiva
collaborazione tra privati cittadini e pubbliche istituzioni ha portato
alla creazione di molti musei in tutti gli Stati Uniti; di questa lunga
lista fa parte anche il Virginia Museum of Fine Arts, nato nel 1936 dalla
volontà di un ardimentoso giudice e dal supporto finanziario del
governo locale. Link: www.vmfa.state.va.us |
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Norfolk (VA): The Chrysler Museum di Cristiano Giometti Benché
le tappe più significative della storia del museo di Norfolk siano
tutte rintracciabili nel secolo appena trascorso, le sue origini risalgono
agli anni immediatamente successivi alla Guerra Civile quando, nel 1871,
le due insegnanti Irene Leache e Anna Cogswell Wood fondarono il Leache-Wood
Female Seminary. Nel 1900, alla morte della collega, Miss Wood continuò
a portare avanti un'intensa attività filantropica: a lei, infatti,
si deve la creazione di una biblioteca (Irene Leache Library), e il supporto
alla costituenda associazione studentesca sorta all'interno del seminario
(Leache-Wood Alumnae Association), il cui scopo principale era quello
di promuovere la nascita di un museo d'arte in città. Nel 1923,
la campagna di sensibilizzazione promossa dalla Norfolk Society of Art,
dette i suoi primi frutti e, grazie ad una eccezionale raccolta di fondi,
si poté dare inizio alla costruzione del nuovo museo. Sebbene già
il 4 marzo del 1933 una parte dell'edificio fosse inaugurata alla presenza
del presidente Franklin Delano Roosvelt, i lavori si conclusero soltanto
nel 1939; a quella data, oltre ad una collezione di pittura e scultura,
il Norfolk Museum of Art and Science esponeva anche numerosi reperti di
storia naturale. La rapida crescita delle raccolte, e la necessità
di nuovi spazi espositivi per le mostre temporanee, rese ben presto necessaria
la progettazione di un primo ampliamento, portato a termine nel 1967.
L'esposizione inaugurale che venne ospitata nella nuova ala accolse, tra
le altre, alcune opere provenienti dalla collezione di Walter P. Chrysler
Jr. di New York. Il legame tra l'erede dell'industria automobilistica
più famosa d'America e l'istituzione di Norfolk si consolidò
nell'arco di pochi anni e, nel 1971, Mr Chrysler donò la sua straordinaria
collezione d'arte al museo che, da quel momento, fu ribattezzato con il
suo nome. Nel 1976 furono aperte 20 nuove gallerie destinate a ricevere
le migliaia di opere giunte di recente e, nel 1989, grazie ad un piano
di ristrutturazione dell'intero complesso, il numero delle gallerie è
salito ad un totale di 60. La rinnovata struttura, progettata dagli architetti
associati Hartman-Cox, oltre ad un auditorium e ai servizi aggiuntivi,
ha permesso di dare un'adeguata sistemazione alla Jean Outland Chrysler
Library, una biblioteca dedicata alla moglie di Mr Chrysler che oggi ospita
più di 85.000 volumi. La collezione di arte barocca, senz'altro
la maggiore attrattiva del museo, rivela la raffinatissima cultura del
magnate-collezionista che ammirava le classiche composizioni del divino
Guido Reni (L'incontro di Davide e Abigail, 1630-35), così
come le vibranti pennellate di Van Dyck (Il martirio di S. Sebastiano,
1616-20). A lui appartenne anche l'opera forse più famosa di tutto
il museo, e cioè il bellissimo busto raffigurante il Salvator
Mundi, che Bernini scolpì tra il 1677 e il 1678 come dono per
la regina Cristina di Svezia. Bibliografia:
JEFFERSON C. HARRISON, The Chrysler Museum. Handbook of the European
and American Collections, Norfolk (Virginia) 1991 |
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