Intorno alla Collezione
Torlonia
di Denise
La Monica
Ormai consolidate
e ampiamente note sono le vicende della collezione antiquaria Giustiniani,
una delle più ampie e illustri del Seicento romano: gli inventari
sono stati pubblicati e studiati, molte statue sono state identificate,
la politica culturale e i personaggi della famiglia discussi e analizzati
nei dettagli. Recentemente due mostre romane hanno contribuito a diffondere
la conoscenza del mecenatismo e del collezionismo Giustiniani non solo
con l'esposizione delle opere più note, quadri e statue, ma anche
di disegni e stampe.
Fortunatamente l'acquisizione ottocentesca da parte dei Torlonia ha determinato
l'unitaria conservazione di buona parte della collezione antiquaria. Così,
il successivo allestimento delle statue nel Museo Torlonia fu presupposto
per la loro conservazione e per la loro fruizione. Alla fine dell'Ottocento
il Visconti fu incaricato di realizzarne un catalogo, provvisto di una
accurata e dispendiosa, per l'epoca, documentazione fotografica.
Purtroppo, però, la collezione è ormai invisibile dalla
fine degli anni Settanta e invisibile, non solo al pubblico, ma anche
a quanti, archeologi e museologi, storici dell'arte e del collezionismo,
hanno bisogno di vedere i pezzi per motivi di studio. Per molte di queste
statue, la più recente documentazione visiva risale proprio a quella
campagna fotografica del Visconti del lontano 1883.
Una breve
storia recente
Nel 1948
il Ministro della pubblica istruzione, Guido Gonnella, aveva notificato
la collezione. In questo modo l'accesso, seppure molto limitato, era possibile
almeno dietro autorizzazione dell'amministrazione. Con il passare degli
anni, il diradarsi degli interventi conservativi portò alla chiusura
e alla totale inaccessibilità della collezione di statue.
La vicenda legale della fine degli anni Settanta è emblematica
di una situazione in cui interessi di varia natura e provvedimenti legislativi
parziali e confusi hanno avuto come unica vittima il patrimonio.
Nel 1978 molti degli ambienti del palazzo erano stati lottizzati ed affittati
per uso residenziale. In seguito, la Corte di Cassazione (sezione III,
in data 27 aprile 1979) denunciava la trasformazione abusiva delle sale
del museo in miniappartamenti e rilevava che le statue erano state indebitamente
ammassate in ambienti inappropriati.
A norma di legge doveva esser imposta la reintegrazione della condizione
precedente delle statue ma ciò era improponibile nel caso di Palazzo
Corsini. L'altra possibilità sarebbe stata un risarcimento economico
che mettesse il Ministero in grado di impostare un'azione di recupero.
Su questa linea sono state presentate, ma con scarsi risultati, diverse
proposte: la realizzazione di un nuovo allestimento a Villa Albani oppure
il recupero del Palazzo di Via de' Cerchi, attualmente occupato da uffici
dell'Amministrazione Comunale di Roma.
Per la realizzazione del primo progetto, i Torlonia metterebbero a disposizione
la tenuta di Villa Albani, ma richiedono di potervi realizzare un parcheggio.
L'ultimo piano regolatore del Comune, però, ha disposto che l'area
sia non edificabile, così da rendere irrealizzabile il parcheggio.
La seconda proposta è sembrata la più allettante agli enti
pubblici, anche perché verrebbe a coincidere con un piano più
ampio di risanamento dell'area del Circo Massimo. Per l'attuazione finanziamenti
potrebbero provenire dalla legge per Roma Capitale (L. 396/1990).
Dopo i numerosi e ripetuti appelli per un riallestimento delle statue
Torlonia, dopo le reiterate richieste per la riapertura al pubblico, finalmente
è sembrato che qualcosa si stesse muovendo tra 2002 e 2003.
Nel settembre 2002 è stata presentata una proposta di legge (C.
2407, Titti de Simone, PRC) per l'acquisizione al Demanio della collezione
e la realizzazione del Parco Archeologico del Circo Massimo.
Dopo tre sedute, il governo si è dichiarato favorevole al progetto,
ma in disaccordo sulla metodologia da seguire.
L'ultima seduta della VII commissione risale al marzo 2004. In quell'occasione
il governo si è dichiarato contrario all'uso di una legge ad hoc,
preferendo intraprendere una via più lunga e più cauta.
Si è scelto, quindi, di nominare una commissione e di tenere una
serie di audizioni informali per l'acquisizione di pareri degli "addetti
ai lavori".
Si deve anche ricordare che, oltre alle soluzioni "istituzionali",
grande clamore aveva destato la dichiarazione del Capo del Governo di
voler acquistare da privato cittadino la collezione Torlonia, per poi
donarla al pubblico. Davanti a quest'allettante proposta non sono mancate
le voci di plauso e i paralleli con Sisto IV, il Pontefice che nel 1471
aveva donato al Campidoglio i bronzi del Laterano. Anche questo annuncio,
però, è rimasto disatteso, come d'altra parte ci si poteva
comprensibilmente attendere.
Ad un cittadino interessato alla sorte del nostro patrimonio farebbe piacere
essere messo al corrente delle ultime iniziative: se sono stati recepiti
i pareri informali, se è stata formata una commissione e, soprattutto,
quanto tempo ancora passerà per tornare a vedere o vedere per la
prima volta le statue.
Il bel progetto di legge 2407 è ampio e necessita di tempi lunghi
di realizzazione, soprattutto per il recupero dell'area del Circo Massimo.
Allora, forse, si potrebbe procedere per piccoli passi, cominciando a
rendere almeno visibile la collezione Torlonia. È degli ultimi
giorni la notizia che la Fondazione Cassa di Risparmio di Roma intenderebbe
acquistare la collezione e sistemarla a Palazzo Sciarra. La voce si è
diffusa con la pubblicazione di un libro-intervista in cui il Ministro
Urbani dichiara di aver individuato questa possibilità. Ma il Comune
di Roma si dichiara estraneo all'intera operazione. Il pericolo è
che, ancora una volta, la vittima dell'incertezza o dell'incapacità,
sia il patrimonio.
La credibilità istituzionale, la destinazione pubblica del patrimonio
culturale, l'arricchimento spirituale dei cittadini, il diritto alla cultura,
dovrebbero invece prevalere.
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