In viaggio
Torna alla home page
Figure

 

Medioevo Mediterraneo: l'Occidente, Bisanzio e l'Islam dal tardo-antico al secolo XII.

Parma - Palazzo Sanvitale, 21-25 settembre 2004.

di Maria Alessandra Bilotta

Uno degli approcci più attuali allo studio della civiltà artistica dell'Occidente medievale ha come centro prospettico il bacino mediterraneo, tramite privilegiato di diffusione culturale e luogo geografico nel quale reagisce quella complessa alchimia di elementi occidentali e non romani, soprattutto bizantini. E' proprio attorno al bacino mediterraneo, infatti, che si assiste al proliferare di fenomeni artistici di singolare vivacità culturale, al fiorire di una estrema varietà di contatti, forme, idee, tecniche costruttive; fenomeni non locali ma originari di zone di produzione artistica unite fra loro da scambi "di mercato" da Roma a Costantinopoli, dalla Palestina all'Egitto, fino ai centri della grande cultura islamica del vicino e del lontano Oriente, in un pluralismo culturale che bandisce qualsiasi superficiale tentativo di sintesi e costringe a considerare una nuova cultura, una "cultura mediterranea". E' quanto è emerso a Parma durante il VII Convegno Internazionale di Studi organizzato dal centro Studi medievali dell'Università di Parma sul tema "Medioevo Mediterraneo: l'Occidente, Bisanzio e l'Islam dal tardo antico al secolo XII"; un tema, dunque, di grande attualità, affrontato da cinquantaquattro studiosi in una serie assai densa di confronti, dai quali è emersa fin dall'inizio la comune aspirazione a sintetizzare, attraverso fatti singoli, una realtà storico-artistica per sua natura complessa quale il pluralismo della "cultura mediterranea". Ad inaugurare questa linea interpretativa è stato Arturo Carlo Quintavalle che ha ripercorso i momenti salienti di una riflessione critica e valutativa sul mondo orientale, elaborata dall'Occidente e riscontrabile in alcune testimonianze sia letterarie sia, a partire dalla metà del secolo XIX, fotografiche, testimonianze accomunate dall'elemento fiabesco, folclorico, esotico. Lo studioso ha messo in evidenza, ad esempio, l'eco delle Mille e una notte che risuona in opere come Candide e Zadig, oppure l'opposto atteggiamento di diffidenza e ostilità verso l'oriente islamico del Voyage à Jérusalem di Chateaubriand. Sempre da un'opera letteraria, Il mio nome è rosso di Ohran Pamuk, ha preso le mosse la relazione di Maria Andaloro: la studiosa ha proposto nuovi spunti sul tema della diversa natura che, tra Oriente e Occidente, assume il concetto di immagine, percepita sia come rappresentazione, o mimesi, sia come figura: e ciò che in questo senso contrappone le due civiltà è il desiderio di "credibilità" dell'artista occidentale e di "non credibilità" dell'artista bizantino. L'esame di alcune le icone bizantine induce perciò a riflettere sul paradosso insito nell'immagine iconica, estremamente materica ma nello stesso tempo trasfigurazione, manifestazione di ciò che è più spirituale, trascendente. Il policentrismo della cultura mediterranea emerge dall'intervento di Marina Righetti, che ha mostrato tre frammenti di pittura su tela di lino, sino ad oggi piuttosto trascurati, conservati al Louvre e provenienti dalla necropoli copta di Antinoe. In relazione a queste opere, del massimo interesse storico, è stata proposta, tra l'altro, tutta una serie di suggestioni iconografiche da Ravenna (abside di San Vitale) a Roma (Santa Maria Antiqua), suggestioni che evidenziano l'idea di un milieu culturale costantinopolitano, pur senza attribuire al termine una precisa connotazione geografica, connotato da un "ellenismo perenne" (Kitzinger). Alessandra Guiglia ha condotto un'accurata analisi degli inserti marmorei che accompagnano i mosaici e che fungono da completamento della decorazione degli edifici bizantini; in particolare si è soffermata sul complesso sistema decorativo marmoreo interno alla Santa Sofia giustinianea, sistema che assume connotazioni nuove rispetto ai sectilia più antichi e che, come testimoniano gli intarsi tardoantichi di Efeso, getta un ponte tra la prima e la seconda età bizantina. Ancora un tema architettonico ha caratterizzato l'intervento di Antonio Cadei sull'analisi dell'ortographia del tempietto del Clitunno, una costruzione caratterizzata dal prevalere dell'esterno sull'interno e che si presenta come una tipologia edilizia concretamente pensata. Vi si notano evidenti e suggestivi rimandi al mondo antico, individuabili nella facciata che riprende il tema classico del frontone su colonne, rimandi che rendono la costruzione il frutto di un consapevole compromesso teso a rispettare ed armonizzare tradizioni e tendenze diverse. Tale compromesso, concepito sulla base di esempi antichi, greci, tardo-antichi e bizantini, per mezzo dell'esaltazione della funzione di architettura di esterno dell'edificio, ha la finalità primaria di affermare la presenza cristiana sul territorio. A rendere ancora più complessa la struttura architettonica del tempietto si aggiunge l'inserimento, nella facciata, del frontone siriaco, un elemento che permette di collegare l'edificio ad una più ampia area mediterranea e per il quale è stata proposta una lunga serie di suggestioni iconografiche (ad esempio, il palazzo di Diocleziano a Spalato, i mosaici di Sant'Apollinare Nuovo a Ravenna, il Fastigium costantiniano di San Giovanni in Laterano). I rapporti tra la Toscana, in particolare Pisa e Lucca, e l'Islam sono stati oggetto della relazione di Valerio Ascani, incentrata, tra l'altro, sul grifone bronzeo del capitello islamico della cattedrale di Pisa e sul grifo del frontone della chiesa di San Frediano a Lucca. E' stato analizzato con particolare attenzione il grifone bronzeo "pisano" con la finalità di indagare la ricontestualizzazione, nella sua nuova collocazione, del manufatto ispano-moresco databile all'XI secolo, portato nella città toscana a seguito di una spedizione militare. Il grifo, fino al secolo scorso collocato sul timpano dell'abside del Duomo, oggi sostituito da un calco e conservato nel Museo dell'Opera, venne reimpiegato dai pisani e collocato in una posizione di rilievo proprio perché, in virtù della sua duplice natura di leone e di aquila, bene si prestava a simboleggiare la duplice natura di Cristo. La presenza di manufatti arabi in Toscana, e in particolare del grifo e del capitello di Faht nella cattedrale di Pisa, è anche all'origine di un influsso iconografico e stilistico islamico nell'arte di questa regione, a ulteriore conferma che i rapporti della città con la civiltà orientale non furono solo conflittuali. Un argomento di miniatura è stato affrontato da Mariapia Branchi, che ha esaminato il ciclo illustrativo dell'evangelistario di Nonantola. Il programma iconografico è stato realizzato da due diversi miniatori attivi all'inizio del XII secolo ma ben distinti stilisticamente l'uno dall'altro: di tradizione ottoniana il primo e di impronta bizantina il secondo, come si vede dalle tre immagini post mortem del ciclo pasquale. Simona Moretti ha trattato le icone a smalto dell'XI e del XII, molto diffuse in età comnena. La loro fortuna è confermata sia dall'evidenza materiale, sia dalla forte tensione mimetica che alcune tavole dipinte a tempera, risalenti al medesimo periodo, mostrano nei confronti delle icone con rivestimenti smaltati. Le icone a smalto hanno, tra l'altro, la peculiarità di unire all'alta valenza ideologica connessa con lo splendore del materiale, il sensibile interagire della materia, lo smalto, con la luce, elemento fondamentale nell'estetica bizantina. Fabio Coden ha proposto un inedito confronto tra la tecnica orientale e quella occidentale della scultura lapidea ad incrostazione di mastice, una tecnica artistica largamente utilizzata per tutto il medioevo in un'area assai vasta che, con diverse varianti nelle tecniche e nei materiali, coinvolge l'intero bacino mediterraneo, con significative presenze in area microasiatica. Tra le varianti illustrate dallo studioso, ha meritato particolare attenzione il diverso impiego del trapano, che, mentre in area occidentale fu usato sia in funzione decorativa sia per agevolare la lavorazione dell'opera, in area bizantina, invece, non fu mai adoperato a fini prettamente operativi. Assai rilevante risulta essere anche l'analisi della tipologia dell'amalgama di mastice (nero o rosso) immessa nell'alveolo e della sua localizzazione geografica nei paesi del bacino mediterraneo. Un'analisi storico-artistica e paleografica del mosaico absidale della basilica di San Clemente a Roma è stata condotta da Stefano Riccioni che ha esaminato i caratteri grafici inseriti nel mosaico, sottolineando il carattere greco dei segni epigrafici. La discussione che si è svolta nella giornata conclusiva del Convegno ha posto ancora l'accento sul pluralismo sperimentale quanto mai ricco e complesso emerso dalle sessioni di studio. I numerosi assi tematici affrontati hanno focalizzato la nascita di una inedita "cultura mediterranea", nata dalla fusione delle massime culture del tempo e avviata a diventare il Leitmotiv essenziale e base teoretica fondante di ciascun aspetto del mondo medievale, una chiave di lettura indispensabile per comprendere il medioevo occidentale anche in fatto d'arte.
Nell'impossibilità, in questa sede, di accennare ad altri pur pregevoli lavori, si riporta il programma del Convegno:
Introduzione di A. C. Quintavalle; H. L. Kessler, Byzantine Art and the West: Forty Years after the Athens Exhibition and Dumbarton Oaks Symposium; M. Andaloro, Bisanzio: lo statuto dell'immagine; X. Barral i Altet, L'Islam e l'Occidente romanico: gli errori storiografici; M. Piccirillo, Dall'archeologia alla storia. Nuove evidenze per una rettifica di luoghi comuni riguardanti le province di Palestina e di Arabia nei secoli IV-VIII d.C.; B. Brenk, La chiesa e la strada nel Mediterraneo dal IV al VII secolo; J.-P. Caillet, Il mondo franco e l'Oriente dal VI al IX secolo. E. Russo, Le maestranze greco-costantinopolitane a Roma nel VI secolo; J. Gardner, Frati in facciata: i francescani e la scultura gotica; M. Falla Castelfranchi, Resafa nel VI secolo e la reliquia della Vera Croce; A. Guiglia, I marmi di Giustiniano; M. Righetti, Su alcuni tessuti in lino dipinti da Antinoe e alcuni documenti della pittura italiana fra VI e VII secolo. L. Diego Barrado, L'arte a Roma attorno al 650: greci, orientali e romani; F. Galtier Martì, L'immagine di Cristo crocifisso tra Oriente e Occidente (secoli V-VIII); A. Ballardini, Fare immagini tra Occidente e Oriente: Claudio l'Iconoclasta, Pasquale I e Leone V l'Armeno, V. Pace, Dalla Roma sul Bosforo a Costantinopoli sul Tevere: incroci di storia e storiografia. E. Concina, Mercatura, guerra e arte: itinerari di conoscenza nel Mediterraneo Orientale (XI-XII secolo); G. Macchiarella, Balneum-Hammam; C. Jolivet-Levy, La Cappadoce face à l'expansion arabe: quelques témoignages archéologiques des VIIIe-IXe siècles; A. Cadei, La "ortographia" del tempietto del Clitunno; S. Casartelli Novelli, Il Mediterraneo "crocevia" millenario: la testimonianza della Sardegna; A. Ricci, Fascinazioni islamiche e contemplazioni monastiche: il caso del Palazzo di Bryas a Costantinopoli; F. Gandolfo, I plutei di Sant'Aspreno a Napoli e il decoro animalistico nella Campania bizantina. G. Orofino, Oriente eccentrico: provincia greca e Islam nella miniatura italomeridionale dell'alto medioevo; F. Pistilli, Monachesimo altomedievale: tipologie insediative nell'Italia tardolongobarda e carolingia; F. Coden, Scultura ad incrostazione di mastici: confronti fra la tecnica orientale ed occidentale; S. Piazza, Le pitture dell'eremo di San Martino sul Monte Acuziano: modelli greco-orientali agli albori dell'abbazia di Farfa; G. Corso, Nuove osservazioni sui plutei di Santa Restituta a Napoli; M. De Giorgi, La Koimesis di Miggiano: iconografia e fonti liturgiche; S. Moretti, Érga chymeutá: icone a smalto dell'XI e XII secolo tra Bisanzio e l'Occidente. M. Branchi, Bisanzio e l'antico nell'Evangeliario di Nonantola; S. Di Sciascio, Culti e reliquie provenienti dalla Terrasanta: la Puglia e la Basilicata; S. Riccioni, Segni epigrafici e sistemi illustrativi "alla greca" nel mosaico di San Clemente a Roma; M. Guidetti, Damasco e Aleppo a metà del XII secolo: due casi di reimpiego meditati; G. Civitano, La visione e la memoria dei Luoghi Santi negli itinerari dei frati francescani; T. Franco, L'oriente in occidente? Un caso veronese; A. Paribeni - M. Della Valle, Kanytela: cristianizzazione e riuso dello spazio urbano in una città paleobizantina della Cilicia; M. Guardia, Imparare dall'altro: il dialogo tra l'arte cristiana e al-Andalus. C. Barsanti, La scultura architettonica di epoca omayyade tra Bisanzio e la Persia sasanide; V. P. Goss, Oriental presence and the medieval art in Croatian Pannonia; J. Leclercq-Marx, L'imitation des tissus "orientaux" dans l'art occidental du haut Moyen Age et du Moyen Age central; M. Zibawi, La miniatura siriaca dell'XI secolo: tre manoscritti; G. Valenzano, Le rovine del palazzo di Sarvistan in Iran e l'origine dei sistemi voltati in occidente: un mito storiografico; A. Naser Eslami, Architettura tra Bisanzio e l'Islam, dagli Ommayadi ai Comneni: interazioni e reciproche contaminazioni. R. Coroneo, Le formelle marmoree della cattedrale di Sorrento; A. Iacobini, Arte e tecnologia bizantina nel Mediterraneo: le porte bronzee dell'XI-XII secolo; A. M. D'Achille, Un problema di iconografia trinitaria tra Oriente e Occidente: l'affresco di Vallepietra e le immagini di Faras (Nubia). Convergenze poligenetiche o emergenze corradicali?; R. Menna, Temi e luoghi della committenza di Manuele I Comneno; G. Curzi, Stereotipi, metafore e pregiudizi nella rappresentazione di cristiani e mussulmani in epoca crociata; A. C. Quintavalle, Nicholaus, La chevalrie e l'idea di crociata; W. Dorigo, Territorio, insediamenti, comunicazioni ai confini della "a Deo conservata Venetiarum provintia"; P. Belli D'Elia, Impronte mediterranee sul territorio della Puglia centrale; M. A. Castiñeiras González, L'Oriente immaginato nel mosaico d'Otranto; A. Calzona, Oriente e Occidente a Bobbio; C. Dufour Bozzo, "Scultura e plastica" in San Fruttuoso di Capodimonte: un aggiornamento; M. S. Calò Mariani, La Puglia e il Mediterraneo tra XII e XIII secolo. F. Aceto, "Peritia graeca" e arte della Riforma. Una proposta per il coro del Duomo di Capua; V. Ascani, Prede, reliquie, memorie d'Oltremare e la loro ricezione nella Toscana medievale; R. Alcoy, Impresiones bizantinas en la pintura catalana y balear del siglo XIV; A. Pepe, Note sulla circolazione della cultura mediterranea nei cantieri pugliesi del XIV secolo; X. Muratova, San Pietro e le meraviglie del creato.

La locandina del convegno

 

 

 

 

torna all'inizio