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Musei

 

Premessa

di Ettore Spalletti

Quando mi venne proposto da Giovanni Carlo Sciolla, curatore dell'importante enciclopedia Utet "L'Arte", di assumermi la responsabilità di confezionare un intero volume da dedicare ai musei nel mondo, accettai subito con entusiasmo, e subito proposi di impostare il dizionario (perché di questo si trattava) sulla storia dei musei e delle loro collezioni, giacché niente di simile era disponibile per gli studi. Raccolto un discreto, ma non troppo esteso, gruppo di collaboratori iniziammo così quella che presto si configurò come una piccola, per molti aspetti appassionante, avventura; anche perché fummo tutti d'accordo nel raccogliere informazioni, per così dire, con una rete a maglie strette, rimandando ad un momento successivo le eventuali selezioni. Assai presto il materiale raccolto - in molti casi attraverso mille difficoltà per la mancanza di informazioni bibliografiche e critiche - cominciò a configurarsi come un prezioso mosaico nel quale emergevano realtà museali spesso inattese, se non addirittura sconosciute. In questo quadro d'insieme, naturalmente, furono proprio i musei "minori" ad interessarci maggiormente, e le informazioni che mano a mano venivano acquisite prendevano forma in "schede" del massimo interesse.
Purtroppo esigenze editoriali e redazionali ci hanno costretto, con nostro vivissimo dispiacere, a ridimensionare sia il contenuto delle schede, sia il loro numero; e, naturalmente, finirono per essere tagliate proprio le schede dei musei minori; quelle schede che, invece, in me e nei miei collaboratori avevano destato grande curiosità e interesse in quanto erano soprattutto le informazioni che erano state faticosamente acquisite su di essi che, a nostro parere, erano in grado di offrire una chiave di lettura storica, e in molti casi addirittura antropologica, al panorama che si stava componendo nel volume relativamente alla diffusione territoriale delle istituzioni museali.
È per questo che molto volentieri ho sostenuto l'idea di pubblicare su "Predella" parte delle schede che non sono state pubblicate. Chi conosce già il nostro dizionario, attraverso la lettura di questo materiale inedito, potrà farsi un'idea più precisa di quello che era in nostro progetto iniziale; chi non lo conosce potrà forse proprio da queste schede essere spinto alla sua consultazione.

NEW YORK, THE WHITNEY MUSEUM OF AMERICAN ART

Esterno del Whitney Museum

di Cristiano Giometti

All'inizio del Novecento l'attenzione dei grandi mecenati e dei curatori dei più importanti musei americani era completamente rivolta all'Europa, e alle opere di quegli artisti, da Monet a Picasso, che all'epoca monopolizzavano il mercato. A differenza dei suoi contemporanei, la scultrice e collezionista Gertrude Vanderbilt Whitney si impegnò attivamente al fine di sostenere il lavoro degli artisti americani viventi, e di favorire una maggiore conoscenza e valorizzazione dell'arte nazionale. Inizialmente Mrs Whitney dette vita al Whitney Studio Club, aprendo le porte del suo atelier nell'Ottava strada del Village ad amici e colleghi che qui potevano scambiarsi idee ed esporre i loro lavori. Nel 1931, questo esperimento sfociò nella fondazione del museo vero e proprio che fu dotato di una collezione permanente costituita da 700 opere, tutte provenienti dalla raccolta personale della sua promotrice. Oltre ad un nutrito gruppo di modernisti come Stuart Davis e Charles Demuth, in questo primo nucleo erano assai ben rappresentati anche i pittori della Ashcan School, tanto amati e supportati da Mrs Whitney, ma avversati da critici e mercanti per la loro vocazione a rappresentare scene di ordinaria vita cittadina, con una tecnica caratterizzata da pennellate libere e veloci. Nei vent'anni successivi alla fondazione, la collezione si è continuamente arricchita grazie alla generosità di Gertrude Whitney la quale, grazie all'istituzione di mostre Annuali e Biennali che, a partire del 1932, vennero ospitate nelle sale del museo, poté usufruire di un osservatorio privilegiato per la scoperta di talenti emergenti e per l'acquisto delle opere. Dopo la morte di Mrs Whitney (1942), e della prima direttrice Juliana Force (1948), le nuove acquisizioni sono state rese possibili in virtù dei fondi donati dai sostenitori del museo. Infatti, con il fondamentale apporto dei Friends of the Whitney costituitisi nel 1956, la collezione permanente si è arricchita di opere di particolare interesse storico-artistico come Mahoning di Franz Kline (1956), e Door to the River di Willem de Kooning (1960), che hanno contribuito a colmare alcuni vuoti significativi soprattutto nella sezione dedicata all'espressionismo astratto.
Ospitato nel moderno edificio progettato da Marcel Breuer sulla Madison Avenue, il Whitney Museum of American Art raccoglie oggi più di 12.000 tra dipinti, sculture, installazioni, disegni e fotografie. L'istituzione ospita inoltre la più completa raccolta al mondo di opere di due artisti-icona dell'arte americana del Novecento, come Edward Hopper (1882-1967) e Alexander Calder (1898-1976). In occasione del recente restauro dello stabile, una ricca selezione della collezione è stata esposta al Palazzo Reale di Milano alla mostra New York Renaissance (2002).

Bibliografia: D. A. ROSS, A. D. WEIMBERG, B. VENN, American Art of the Twentieth Century. Treasures of the Whitney Museum of American Art, New York 1998
New York Renaissance, catalogo della mostra di Milano a cura di M.F. PRATHER, L.R. RINDER, Milano 2002

NEW YORK, EL MUSEO DEL BARRIO

di Cristiano Giometti

A Manhattan, la comunità di lingua spagnola si concentra ad East Harlem, in una vasta area delimitata dalla Fifth Avenue e dall'East River. Il cosiddetto "barrio" è abitato in maggioranza da cittadini originari di Porto Rico, ed è proprio a loro che si deve la fondazione del Museo del Barrio. Nel 1969, infatti, un gruppo di artisti, insegnanti e intellettuali portoricani si riunirono allo scopo di creare un museo volto a salvaguardare e a promuovere negli Stati Uniti la cultura e l'arte della loro nazione, e più in generale dell'America Latina. Il nuovo istituto si proponeva inoltre di dare maggiore visibilità agli artisti emergenti, garantendo supporti didattici e finanziari per completare il loro iter formativo. Sull'onda del grande interesse nei confronti delle culture non europee diffusosi tra i musei di New York alla fine degli anni '60, El Museo iniziò la sua attività nelle classi di una scuola pubblica per poi spostarsi, tra il 1969 e il 1976, in alcuni magazzini tra la Third e la Lexington Avenue, nel cuore del barrio. Finalmente, nel 1978, la sede permanente venne fissata nell'elegante Heckscher Building, al 1230 della Fifth Avenue; lo spostamento in una zona più centrale e più prossima ad importanti mete di grande attrazione, favorì la sua conoscenza da parte di un pubblico più ampio. Nello stesso anno, la nascita della Museum Mile Association, di cui El Museo fu tra i 9 membri fondatori insieme ad altri prestigiosi istituti quali il Metropolitan Museum e il Solomon Guggenheim Museum, sancì definitivamente il suo successo.
La collezione permanente raccoglie oggi più di 8000 pezzi che testimoniano lo sviluppo dell'arte latinoamericana, dall'epoca preistorica fino ai nostri giorni. Soltanto la raccolta di arte precolombiana, conta circa 2000 preziosi oggetti di uso domestico e cerimoniale provenienti dall'area caraibica. Ma ancor più caratteristica è la presenza di molte opere strettamente legate alla tradizione popolare come, ad esempio, i famosi "Santos de Palo", di cui il museo possiede ben 360 esemplari quasi tutti eseguiti da maestranze portoricane. Si tratta di sculture lignee di dimensioni ridotte, scolpite a mano e dipinte, che raffigurano santi e che venivano utilizzate come immagini devozionali per piccoli altari domestici. Infine, un'ampia panoramica sulla produzione artistica del Novecento è offerta dalle 3000 opere su carta, e da numerosi films e video.
Grazie ad un progetto per la raccolta di fondi a lungo termine denominato Long Range Financial and Fundraising Plan, il consiglio di amministrazione dell'istituto sta programmando una grande campagna di ampliamento degli spazi espositivi.

 

Ceramic Taino Vessel, Repubblica Dominicana, 1200-1500 d.C., N.Y., Museo del Barrio

 

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