Storia
delle arti in Toscana. Il Quattrocento
di
Ilaria Ferretti
Gigetta
Dalli Regoli, Roberto Paolo Ciardi (a cura di), Il Quattrocento,
Firenze, Edifir, 2002, pp. 303, € 77.
Contiene:
G. Dalli Regoli, Tra Medioevo e Rinascimento; Ead., "Copia"
e "varietas". L'orientamento dell'Alberti e le risposte degli artisti;
R. Paolo Ciardi, "Speculum et aenigma". La rappresentazione della realtà
tra codice e aderenza al vero; A. Ducci, Al di là della figura:
recuperi e innovazioni nella decorazione aniconica; F. Ames-Lewis,
Il ruolo emergente della figura umana; A. Natali, Memorie dell'antico
nella cultura fiorentina del Quattrocento; G. Gentilini, In morte
di Donatello: il "primato" della scultura e la sua difficile eredità;
C. M. Sicca, Architetture civili e alleanze politico-mercantili nella
Firenze del Quattrocento; A. De Marchi, Norma e varietà nella transizione
dal polittico alla pala quadra; R. Bartoli, I toscani fuor di Toscana:
viaggi d'artisti; A. Capitanio, "L'avorio, le gemme e simili care
cose…". Il rispecchiamento tra le arti nel Quattrocento toscano; M.
Collareta, Le arti e la loro storia nel pensiero dei contemporanei.
Con
Il Quattrocento la casa editrice Edifir aggiunge un nuovo tassello
alla collana Storia delle arti in Toscana che ha già visto uscire,
con il patrocinio della Cassa di Risparmio di Firenze, i volumi dedicati
al Cinquecento, al Seicento e all'Ottocento.
L'opera in questione, curata da Gigetta Dalli Regoli e Roberto Paolo Ciardi,
si incentra su un secolo di volta in volta conteso o discretamente declinato
dalla storia dell'arte medievale e da quella moderna, imbarazzante discrasia
tra le convenzionali periodizzazioni della storia dell'arte e della storia
tout court.
Per coloro che non avessero avuto modo di consultare i precedenti volumi
della collana, e a cui il titolo suggerisse un'impostazione "manualistica",
una ricapitolazione dei principali fenomeni artistici del XV secolo, è
bene chiarire che l'opera è concepita diversamente: essa si articola per
"problemi", si addentra in dibattiti critici non ancora conclusi, ricapitola
questioni già messe a fuoco e apre percorsi nuovi e meno battuti, rifuggendo
dalle eccessive semplificazioni e cercando di restituire le complessità
della civiltà artistica toscana del XV secolo.
Una linea di particolare interesse lega i due contributi iniziali, Tra
Medioevo e Rinascimento e "Copia" e "varietas". L'orientamento dell'Alberti
e le risposte degli artisti, a firma della Dalli Regoli: è la riflessione
intorno ai mutamenti che si riscontrano nelle modalità narrative tra il
primo e il secondo Quattrocento. Dalle formulazioni più innovative dell'avanguardia
fiorentina della prima metà del secolo, improntate ad una rigorosa sintesi
compositiva (emblematico il caso del Tributo di Masaccio nella
Cappella Brancacci), si passa ad una narrazione discorsiva e ricca di
dettagli nella pittura del secondo Quattrocento, nel mutato contesto della
Firenze medicea e, in seguito, savonaroliana.
La sintassi si fa piana e divulgativa negli affreschi di Domenico Ghirlandaio
nella Chiesa di Santa Trinita e in Santa Maria Novella, artificiosa e
complessa nelle Storie di San Filippo e di San Giovanni Evangelista
affrescate da Filippino Lippi.
Il saggio di Roberto Paolo Ciardi si inserisce in un clima di attenzione
al rapporto tra mondo naturale e prospectiva artificialis stimolato
dai recenti contributi dedicati al tema in occasione della mostra Nel
Segno di Masaccio (Firenze 2001-2002).
L'imprescindibile discrasia tra realtà e sua rappresentazione, la consapevolezza
degli artisti e le strategie messe in atto per eluderla o esorcizzarla
sono al centro dello studio di Ciardi. La riflessione si svolge intorno
ai processi di razionalizzazione e di ricostruzione geometrica della realtà
che, se da una lato permettono agli artisti di comprendere aspetti fino
ad allora sconosciuti sui rapporti tra natura e scienza della visione,
dall'altro implicano necessariamente una schematizzazione del reale.
Il saggio di Annamaria Ducci mostra come la decorazione ornamentale divenga
per gli artisti del primo Rinascimento il luogo in cui si sintetizzano,
da una parte, le recenti acquisizioni delle indagini matematiche e delle
loro applicazioni nelle arti visive, dall'altra, una serie di elaborazioni
intorno a quel filone "astrattivo-purista" dell'arte romanica fiorentina
che si era posto in continuità con la tradizione antica, imperiale e paleocristiana.
Spostando l'attenzione verso la scultura figurale, Antonio Natali fa notare
come la rigidità delle categorie sovente adottate dalla critica per giungere
ad una definizione di "arte umanistica" abbia talvolta provocato illecite
espunzioni. Natali guarda in particolare all'arte di Michelozzo e alla
consapevolezza filologica con cui l'artista si rapporta alla scultura
antica, riconoscendo nella sua espressione formale una corrispondenza
con i concetti umanistici di varietas e di gravitas (si
pensi alla sepoltura Aragazzi a Montepulciano) che dovrebbe far decadere
il giudizio critico sulla sua opera come sospesa tra antico e nuovo, o
addirittura "di retroguardia", e farla assumere pienamente nell'arte di
segno umanistico.
Dall'altra parte, la "scultura umanistica" per eccellenza, e cioè quella
di Donatello, che pure detenne il primato indiscusso per tutto il Quattrocento,
talvolta sfuggiva alle categorie interpretative dei suoi contemporanei.
Gentilini osserva come a fronte di certe scelte donatelliane di segno
antinaturalistico, come pure di certe soluzioni di accentuato dinamismo,
si andavano affermando altri valori formali, quelli di grazia e leggiadria,
che artisti come Desiderio da Settignano e Antonio Rossellino recepiranno
prontamente e filtreranno attraverso la lezione donatelliana, pervenendo
a soluzioni formali assai celebrate dal loro tempo.
Il saggio di Antonella Capitanio prende in considerazione il dialogo continuo
tra i diversi settori artistici, con interessanti aperture sul panorama
culturale lucchese. Lo scambio, fatto di recuperi e rimandi reciproci,
tra l'orafo Francesco Marti e lo scultore Matteo Civitali, così come le
riproduzioni pittoriche di stoffe preziose all'interno delle pale quattrocentesche
o la prassi di fornire disegni per tessuti o ricami da parte di pittori
quali Pisanello o Antonio del Pollaiolo, sono alcuni casi significativi
presi in esame dalla Capitanio.
Essi esemplificano il vivace scambio di soluzioni formali e conoscenze
tecniche tra gli artisti, nonché il solido pragmatismo con cui le botteghe
artistiche quattrocentesche sapevano rispondere, con competenze diversificate,
alle molteplici richieste della committenza.
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