Cuspide
In libreria
Torna alla home page
Musei

 

Premessa

di Ettore Spalletti

Quando mi venne proposto da Giovanni Carlo Sciolla, curatore dell'importante enciclopedia Utet "L'Arte", di assumermi la responsabilità di confezionare un intero volume da dedicare ai musei nel mondo, accettai subito con entusiasmo, e subito proposi di impostare il dizionario (perché di questo si trattava) sulla storia dei musei e delle loro collezioni, giacché niente di simile era disponibile per gli studi. Raccolto un discreto, ma non troppo esteso, gruppo di collaboratori iniziammo così quella che presto si configurò come una piccola, per molti aspetti appassionante, avventura; anche perché fummo tutti d'accordo nel raccogliere informazioni, per così dire, con una rete a maglie strette, rimandando ad un momento successivo le eventuali selezioni. Assai presto il materiale raccolto - in molti casi attraverso mille difficoltà per la mancanza di informazioni bibliografiche e critiche - cominciò a configurarsi come un prezioso mosaico nel quale emergevano realtà museali spesso inattese, se non addirittura sconosciute. In questo quadro d'insieme, naturalmente, furono proprio i musei "minori" ad interessarci maggiormente, e le informazioni che mano a mano venivano acquisite prendevano forma in "schede" del massimo interesse.
Purtroppo esigenze editoriali e redazionali ci hanno costretto, con nostro vivissimo dispiacere, a ridimensionare sia il contenuto delle schede, sia il loro numero; e, naturalmente, finirono per essere tagliate proprio le schede dei musei minori; quelle schede che, invece, in me e nei miei collaboratori avevano destato grande curiosità e interesse in quanto erano soprattutto le informazioni che erano state faticosamente acquisite su di essi che, a nostro parere, erano in grado di offrire una chiave di lettura storica, e in molti casi addirittura antropologica, al panorama che si stava componendo nel volume relativamente alla diffusione territoriale delle istituzioni museali.
È per questo che molto volentieri ho sostenuto l'idea di pubblicare su "Predella" parte delle schede che non sono state pubblicate. Chi conosce già il nostro dizionario, attraverso la lettura di questo materiale inedito, potrà farsi un'idea più precisa di quello che era in nostro progetto iniziale; chi non lo conosce potrà forse proprio da queste schede essere spinto alla sua consultazione.

Washington (D.C.), The Hirshhorn Museum and Sculpture Garden

di Cristiano Giometti

Il museo di Washington è nato a seguito del dono che il finanziere e collezionista Joseph H. Hirshhorn (1899-1981) ha fatto alla nazione americana nel 1966.
Originario della Lettonia, nel 1903 Mr. Hirshhorn era immigrato negli Stati Uniti con la madre e i dodici fratelli e, già dall'età di 15 anni, aveva iniziato a lavorare alla borsa di New York. La sua ascesa nel mondo degli affari fu rapida e incontrastata, e altrettanto felice fu la sua carriera di collezionista. Il suo primo approccio col mercato dell'arte lo ebbe all'età di 18 anni quando acquistò due acqueforti di Dürer per la cifra di £ 75 dollari l'una; tuttavia la sua attenzione venne ben presto catturata dall'arte contemporanea e dalle opere dei più famosi maestri americani del momento quali Edward Hopper, Stuart Davis e Arshile Gorky. Negli anni '50, il suo quartier generale di New York, al n° 65 della Broadway, si era trasformato da business office in una specie di galleria d'arte, in un enorme deposito di dipinti che si affastellavano sulle pareti in una teoria ininterrotta, e di sculture disseminate sui pavimenti e sui tavoli. Nel 1961, Mr. Hirshhorn acquistò una casa di campagna a Greenwich, nel Connecticut, e il suo enorme giardino divenne la meta privilegiata di numerosi visitatori che potevano ammirare una tra le più complete raccolte di scultura contemporanea di tutti gli Stati Uniti; una raccolta che, l'anno successivo, venne celebrata con una grande mostra al Solomon Guggeheim Museum di New York. Nel 1964, per scongiurare la dipartita delle opere alla volta di qualche museo europeo, il segretario dello Smithsonian Institution, il Dr. S. Dillon Ripley, suggerì a Mr Hirshhorn di donare la sua collezione alla nazione. L'intercessione del presidente Lindon Johnson contribuì ad una positiva conclusione della vicenda; nel 1966 un atto del Congresso sancì la nascita dell'Hirshhorn Museum and Sculpture Garden che venne inaugurato ufficialmente nel 1974.
L'edificio, situato sul panoramico Mall, a metà strada tra il monumento di Washington e il Campidoglio, è stato progettato dall'architetto Gordon Bunshaft che ha ideato una caratteristica struttura circolare, davanti alla quale si apre il giardino giocato su diversi livelli, uniti da scalinate e sentieri. Una visita all'Hirshhorn Museum offre un impareggiabile spaccato sull'arte della fine dell'Ottocento e di tutto il Novecento: le opere di pittura spaziano dalle fredde campiture delle composizioni di Piet Mondrian (Composition in Blue and Yellow, 1935), alle insondabili profondità delle tele di Rothko (Blue, Orange, Red, 1961); mentre la galleria della scultura si apre con i Borghesi di Calais di Rodin (1886), e attraverso i bronzi di Matisse, Giacometti e Marini, arriva fino ai capolavori di Moore e ai mobiles e stabiles di Calder.

G. Bunshaft, The Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington (D.C.)

Washington (D.C.), National Portrait Gallery

di Cristiano Giometti

Negli anni della rivoluzione americana, il pittore Charles Willson Peale si impegnò attivamente per creare una galleria di ritratti dei grandi uomini del suo tempo. Forse non immaginava che, quasi due secoli dopo, sarebbe nata la National Portrait Gallery di Washington, una galleria che traccia la storia degli Stati Uniti attraverso le immagini dei suoi maggiori protagonisti.
La sua apertura ufficiale, sancita da un atto del Congresso (1962), risale al 1968; da quella data la N.P.G. è ospitata in uno degli edifici più antichi ed architettonicamente rilevanti della capitale. Si tratta dell'Old Patent Office Building, la cui costruzione, iniziata nel 1836 sotto l'amministrazione di Andrew Jackson, si protrasse per ben trent'anni impegnando, in tre diverse fasi progettuali, gli architetti Robert Mills, Thomas U. Walter e William P. Elliot. "The noblest of Washington buildings", come lo definì Walt Whitman, fu sede di alcuni importanti eventi storici: durante la guerra civile, ad esempio, venne utilizzato come ospedale mentre, nel marzo del 1865, i suoi saloni ospitarono il ballo inaugurale per il secondo insediamento di Abramo Lincoln. Divenuto sede dell'Ufficio Brevetti, negli anni '50 del Novecento l'edificio rischiò di essere demolito per lasciare spazio ad un parcheggio. Tuttavia, il repentino intervento del Congresso riuscì ad evitare la disastrosa decisione, affidando la sua tutela allo Smithsonian Institution che ne ha fatto un centro di prim'ordine per lo studio dell'arte e della cultura statunitense. L'Old Patent Office Building, infatti, oltre al nostro museo, ospita anche il National Museum of American Art, e gli Archives of American Art.
La collezione permanente della National Portrait Gallery, che oggi conta più di 18.000 opere, racconta quasi trecento anni di storia americana attraverso una "democratica" galleria di eroi e contadini, pensatori e rivoluzionari. Il fulcro dell'allestimento museale è costituito dalla Hall of Presidents, al secondo piano, in cui sono esposti i ritratti dei presidenti degli Stati Uniti da George Washington, immortalato da Gilbert Stuart nel famoso Lansdowne Portrait, fino a Ronald Reagan e Bill Clinton. Non mancano, poi, i ritratti degli artisti, come il bel dipinto di Edgard Degas che coglie la pittrice Mary Cassatt in un momento di assorta meditazione, o i più recenti autoritratti di Alexander Calder e Samuel Morse.
Il 10 Gennaio del 2000, l'Old Patent Office Building è stato chiuso per consentire una generale opera di ristrutturazione e restauro; la sua riapertura al pubblico è prevista per l'autunno del 2004.


Old Patent Building, sede della National Portrait Gallery, Washington (D.C.)

 

torna all'inizio