Torna alla home page
Incontri

"Inspice lector…". Dal testo all'immagine, dall'immagine al testo: sondaggi sul rapporto tra parola e figura nel Medioevo e nel Rinascimento
, Università di Pisa, Dipartimento di Storia delle Arti, Dottorato in Storia delle arti visive e dello spettacolo, 25-26 ottobre 2002

di Chiara Balbarini

La dimensione del workshop come momento di incontro tra gli studiosi e occasione soprattutto per i giovani ricercatori - dottorandi e specializzandi - di confrontarsi con temi di loro specifico interesse ha trovato negli ultimi anni grande incremento nell'ambito dei Dottorati di Ricerca dell'Ateneo pisano. Con particolare assiduità si sono svolti in questo contesto i "Seminari di Polittico" (dal nome della rivista che raccoglie ricerche scaturite dalla Scuola di Specializzazione e dal Dottorato in Storia dell'arte), specificatamente finalizzati a coinvolgere i dottorandi nella discussione con studiosi provenienti da ambiti disciplinari e accademici diversi. Scelta stimolante è stata poi quella di lasciare ai dottorandi stessi l'organizzazione degli ultimi Seminari, invitandoli ad articolare un percorso ricognitivo attraverso tematiche di comune interesse.
Il tema delle due giornate di studio organizzate insieme a Gerardo de Simone e Francesca Masi si riallaccia ad illustri e fortunati precedenti - uno per tutti il convegno cassinense sul Visibile parlare - con l'intento, peraltro, di mettere a confronto casi e situazioni assai diversi tra loro: intendendo cioè il rapporto tra testo e immagine nel duplice senso di testi compresenti all'immagine (codici miniati, tituli, etc.) o ad essa esterni come fonti (letterarie, agiografiche, documentarie, etc.). Il titolo, originato dalla visita guidata dal prof. Pinelli alla bella mostra di Benozzo Gozzoli a Montefalco, cita l'iscrizione presente negli affreschi eseguiti dal pittore nella chiesa di San Francesco: "[…] hanc capellam pinsit Benotius […] qualis sit pictor prefatus inspice lector"; nell'orgogliosa affermazione di autopromozione dell'artista è implicito il riferimento all'intima e spesso inscindibile connessione tra il vedere e il leggere che nel Medioevo caratterizza la fruizione dei manufatti artistici; associazione di parole e figura spesso mutilata, peraltro, dal tempo e dalla cattiva conservazione delle opere, o - peggio ancora - travisata dalle vicende del gusto: penso al fenomeno del collezionismo di cuttings (ovvero miniature ritagliate) che ha fatto scempio di codici importantissimi, apprezzati più come supporto di pitture in miniatura che come raffinati organismi dove le immagini sono complementari al testo.
Alcuni problemi teorici di fondo hanno aperto i lavori: quale era l'atteggiamento degli artisti figurativi nei confronti dell'inserzione nelle loro opere dell'elemento verbale, e come cambia tale atteggiamento con il trascorrere dei secoli e con il trasformarsi delle concezioni teoriche sull'arte (in particolare nel XV secolo, periodo di intensa elaborazione filosofica e artistica)? Gigetta Dalli Regoli ha evidenziato due polarità distinte: quella rappresentata dai casi in cui la parola è accolta all'interno dell'immagine, con essa interagente in armonico equilibrio - nel Beato Angelico in primis, come ha ben dimostrato l'intervento di Gerardo de Simone sui perduti affreschi nel chiostro di S. Maria sopra Minerva a Roma -, e quella in cui la parola è viceversa esclusa dall'ambito della figurazione anche da artisti grafomani come Leonardo (si pensi inoltre a Masaccio, Piero della Francesca e Michelangelo). Che quest'ultima linea divergente nei confronti del passato prossimo medievale sia stata frutto di un'elaborazione teorica che ha il suo apice nella definizione della "gofferia" delle scritte inserite nelle pitture (Vasari 1568) è la proposta aperta della Dalli Regoli che cita anche altri esempi significativi a riguardo.
A confermare la situazione di equilibrio tra testo e illustrazione che frequentemente si realizza nei codici medievali è intervenuta Giusi Zanichelli, la quale ha illustrato la struttura peculiare dei Salteri glossati: in quelli gallicani, ad esempio, le immagini, definite "conformationes" da Cassiodoro, servono a stimolare la memoria richiamando la glossa al testo. All'inverso, ma con un meccanismo del tutto analogo, agiscono le "laude dipinte" esaminate da Claudio Ciociola, dove i testi di devozione laicale non di rado sono originati per essere associati all'immagine (si veda il Cristo in pietà nell'oratorio di Clusone presso Bergamo). E ancora non molto diverso è il meccanismo che sottintende l'illustrazione di un commento all'Inferno di Dante degli anni Trenta del XIV secolo - oggetto del mio intervento - dove la visualizzazione di determinati personaggi traduce l'interpretazione che il commentatore dà del poema dantesco, suggerendo inoltre l'universo culturale di riferimento di tale interprete d'eccezione.
I meccanismi di fruizione dei materiali poetici da parte di un determinato pubblico - nella fattispecie l'aristocrazia della corte federiciana - possono essere esplicitati dai documenti figurativi, come ha evidenziato la relazione di Maria Luisa Meneghetti, dedicata ad un affresco cortese recentemente scoperto a Bassano.
Che le immagini possano essere lette fungendo da sostituto della parola scritta, a patto che i lettori-spettatori siano in possesso di codici di riferimento culturale largamente condivisi, è ben dimostrato da un passo del Filocolo di Boccaccio sul quale ha richiamato l'attenzione Lucia Battaglia Ricci.
Sul rapporto tra i letterati e le arti figurative è tornata Valentina Brancone in un'approfondita indagine riguardante il giudizio di Petrarca sulla mimesis artistica e il suo probabile ruolo di ispiratore della Sala dei Giganti nella Reggia Carrarese di Padova; Sonia Cavicchioli si è invece occupata della fortuna di Apuleio e della favola di Psiche nell'arte del Quattro e Cinquecento, mentre Vincenzo Farinella ha richiamato l'attenzione su una favola classica che ebbe grande fortuna popolare nel Medioevo, quella di Virgilio vittima dell'amore, utilizzata con risvolti autobiografici da Urs Graf.
Non poteva mancare infine il ricordo - tracciato da Ciociola - di chi è stato senza alcun dubbio un pioniere di questi studi, cioè Padre Giovanni Pozzi, venuto a mancare fatalmente proprio nei giorni in cui era in preparazione il Seminario. L'acume interpretativo dispiegato entro un'area di interdisciplinarietà che abbraccia la letteratura quanto la teologia e la storia dell'arte rimane esempio insuperato per le giovani generazioni di studiosi di un corretto approccio ai complessi problemi oggetto del Seminario pisano.


Immagine: Guido da Pisa, Expositiones et glose super Comediam, Dante e Virgilio di fronte a Pluto, c. 70v
Torna all'inizio