Medioevo: L’Europa delle Cattedrali. Nuove prospettive sulla vicenda delle grandi Cattedrali europee al IX Convegno Internazionale di studi di Parma

di Sabina Italiani

Nuove problematiche e numerosi spunti di ricerca sono emersi al IX Convegno Internazionale di Studi di Parma (Parma 19 – 23 settembre) sul tema “Medioevo: L’Europa delle Cattedrali”.
Il “via ai lavori” è stato dato dal prof. Arturo Carlo Quintavalle (Università di Parma) che ha presentato i temi del Convegno inquadrando le prospettive della storiografia medievalistica moderna. Lo studioso oggi – secondo Quintavalle – deve indagare l’analisi della storia delle cattedrali come modo per raccontare la storia delle città e per rileggere le strade; un modo per cogliere l’emergere dell’impegno politico delle committenze e il loro fondamentale ruolo nella scelta delle forme degli edifici, dei temi delle sculture e delle pitture, dunque un modo per comprendere i significati anche politici delle costruzioni.
Circa una sessantina di studiosi provenienti dalle Università di Francia e Spagna, di Germania e Inghilterra, oltre che dall’Italia, hanno offerto contributi che aprono le porte a nuove riflessioni su una significativa parte dei maggiori edifici dell’Occidente con ricerche nuove e letture di grande significato.
Periodo chiave su cui si è concentrato il convegno è quello a cavallo fra XI e XII secolo, che vede la contrapposizione fra Chiesa e Impero, fra mondo della Riforma gregoriana e mondo legato all’Impero germanico, periodo che va sotto il nome di Lotta per le investiture ecclesiastiche. Gran parte degli interventi si sono concentrati sulle forme e le immagini che contraddistinguono questo periodo, e sui suoi protagonisti responsabili delle scelte figurative ed ideologiche.
Attraverso la ripetizione di immagini, forme e modelli, si sottolinea, a giudizio di Quintavalle, una adesione ideologica a Roma ed ai programmi della Riforma. Questo è quanto emerge dalla relazione presentata dallo studioso titolata “San Pietro pellegrino a Compostela”, basata sulla puntualizzazione di una metodologia dell’analisi delle immagini e volta a dimostrare una costante ripetizione dei modelli romani – quelli di Gregorio Magno – su tutte le chiese lungo il percorso per Compostela.
Ancora una chiesa filopapale è emersa dalla affascinante ricostruzione della Cattedrale di Milano presentata dal prof. Carlo Rossi (Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano) che ha anche evidenziato il ruolo del vescovo Crivelli su alcune scelte di carattere nettamente antimperiale. Nuovi risvolti anche per la Cattedrale di Parma di cui è tornato a parlare il prof. Arturo Calzona (Università di Parma) che ha finalmente sciolto l’antico dubbio sulla distruzione del terremoto del 1117. Dalla meticolosa e seria analisi delle mura e delle sculture, fatta sui ponteggi, e dall’incrocio con i documenti, Calzona è giunto a concludere che la distruzione interessò solo la parte alta della chiesa, e che non intaccò sostanzialmente la navata ed il presbiterio al primo ordine. Sui danni del terremoto del 1117 è tornato anche il prof. Achille Bonazzi (Università di Parma) a proposito della Cattedrale di Cremona. Altri interventi hanno analizzato le cattedrali, e non solo, del Nord Italia: di Genova, Acqui, Santa Tecla di Milano, la Cattedrale di Novara, le chiese di Verona ed altre ancora.
Il patrimonio petrino è stato oggetto di una riflessione iconografica da parte del prof. Valentino Pace (Università di Udine). Attraverso l’indagine di tre cantieri tra XI e XII secolo (San Clemente, Sant’Abbondio a Baronzio e il San Pietro a Tuscania) lo studioso ha dimostrato l’estraneità di questi dalle scelte del potere politico; ha inoltre sottolineato la persistenza di certe immagini ieratiche ancora fedeli alla spiritualità delle icone acheropite.
Ancora un’indagine iconografica quella presentata dalla prof.ssa Giusi Zanichelli (Università di Parma) concentrata sulle trasformazioni e sulla diffusione del culto mariano nella liturgia e nelle rappresentazioni dei cantieri riformati.
L’intervento del prof. Mario d’Onofrio (Università di Roma - La Sapienza), dedicato ad “Alfano, i ‘Carmina’ e la Cattedrale di Salerno”, si è concentrato sul ruolo e la figura del Vescovo e sull’adesione alla Riforma gregoriana attraverso una ripetizione di modelli cassinesi-desideriani, poggiando sull’analisi critica di alcuni arredi liturgici. 
Altri interventi hanno poi tentato di inquadrare, con nuove proposte di lettura, le cattedrali del Centro Italia e del Sud, in particolare quelle poste lungo le grandi vie di pellegrinaggio.
Non poteva certo mancare a tal proposito un intervento sul grande centro di imbarco per la Terrasanta: Bari. La città pugliese è stata oggetto della relazione della prof.ssa Pina Belli d’Elia (Università di Bari) la quale ha fatto il punto sulla vicenda delle due cattedrali: quella più antica nel cuore della città, più tradizionale, ed il nuovo Santuario di San Nicola, sede del potere politico e civile, legata ai benedettini ed ai papi della Riforma (in particolare Urbano II). La studiosa ha dimostrato come in San Nicola l’adesione ideologica alla politica ecclesiastica si manifesti sia nella riproposta di un ideale modello del Laterano, sia nelle scelte tematiche del corredo figurativo, che anche nelle forme si accosta al linguaggio riformato delle sculture di stampo “wiligelmico”.
Delle cattedrali siciliane si è occupato il prof. Francesco Gandolfo (Università di Roma – Tor Vergata) screditando le convinzioni degli studiosi che finora hanno attribuito all’Abbazia della Santa Trinità di Mileto il ruolo di mediazione dei modelli cluniacensi al Sud. Lo studioso ha proposto argomenti che portano a meditare sull’importanza rivestita dall’antica Cattedrale di Catania, che nel 1034 era contemporaneamente abbazia benedettina, e i cui resti più vetusti la fanno ritenere prototipo delle cattedrali di Mazara del Vallo e di Cefalù.
L’analisi delle cattedrali italiane è stata poi approfondita da confronti con le grandi mete sulle strade dei pellegrinaggi europei. Alle cattedrali francesi si sono rivolte le ricerche del prof. Xavier Barral i Altet (Universitè de Rennes II), del prof. Jean Pierre Caillet (Universitè Paris X, Nanterre) concentrata sulla figura del Vescovo nei programmi figurativi, e quella sulla Cattedrale di Poitiers della prof.ssa Chiara Piccinini (Université de Bordeaux III).
Attraverso la rilettura e ridatazione di alcuni importanti edifici iberici, dal San Martino a Fromista, alla Santa Fede di Conques, fino alla Cattedrale di Pamplona, il dott. Manuel Castineiras Goñzàles (Departament d’Art Romànic MNAC – Museu Nacional d’Art de Catalunya) ha dimostrato come far derivare, o precedere, tutto pedissequamente da Santiago significa non tener presente una realtà molto più articolata, a partire dalla necessaria distinzione tra le due regioni della Navarra e dell’Aragona. Al panorama spagnolo si è rivolto anche l’intervento del prof.  Peter Lineham (St. John’s College – University of Cambridge) dedicato a “La vita ecclesiastica nelle cattedrali di Spagna”.
Le cattedrali e gli insediamenti monastici inglesi e tedeschi sono stati oggetto di un altro importante gruppo di interventi. Paul Binski (University of Cambridge) ha parlato della Cattedrale di Canterbury mentre la prof. Xenia Muratova (Université de Rennes II) è intervenuta su “Lo sviluppo dei programmi della decorazione delle facciate delle cattedrali inglesi: da York a Exeter”.
Eclatanti novità sul panorama tedesco  proposte dal prof. Werner Jacobsen (Westfälische Wilhems - Universität Münster) con l’anticipazione delle date della fase romanica del duomo di Worms. Un fortuito rinvenimento delle date di costruzione sui travi lignei delle coperture ha portato a ritenere che la Cattedrale sia frutto di un unico progetto, iniziato intorno al 1125 dal transetto (completato nel 1140) e proseguito con la navata, eretta tra il 1155 ed il ’65. L’abside occidentale risulta invece una fase successiva, del 1180-81. Ne  deriverebbe che le sculture dei capitelli, che erano state datate al 1180, ora risultano essere del 1125 e ciò comporta la retrodatazione di tutta una serie di documenti plastici del territorio e la riscrittura della gran parte della storiografia dell’architettura e della scultura romanica tedesca.
Date anticipate anche per la seconda Cattedrale di Durham (1093 - 1133) secondo gli studi presentati dal prof. Eric Fernie (Courtauld Institute of Art, University of London). Lo studioso ha individuato nelle colonne del transetto decorate a ‘zig-zag’, diverse dalle altre della chiesa, l’identificazione del precedente edificio. La novità più significativa è stata però la dimostrazione che le volte a costoloni e l’alternanza di colonne e pilastri, che avevano fatto post-datare la Cattedrale, risalgono in realtà al tempo del Vescovo Walter di Liegi, e ciò giustificherebbe i legami precoci con le forme del romanico normanno. Fernie ha altresì provato che la presenza degli archi acuti, come dei semi-archi delle navate (protoforma degli archi rampanti) non può essere datata a dopo il 1128-1133, e ne deduce quindi che la Cattedrale di Durham fu il prototipo per le chiese del Nord Europa e che ebbe anche un ruolo fondamentale per la nascita del gotico. In sede di discussione si è puntualizzato il ruolo di mediazione che ebbero i Paesi Bassi.
Alternative ai modelli dell’Occidente sono state fornite da interventi dedicati alla grande tradizione del mondo bizantino ed orientale in genere. Un’analisi delle forme e dei luoghi delle cattedrali di Siria e Mesopotamia, dall’origine all’VIII secolo, è stata svolta dalla prof.ssa Maria Grazia Falla Castelfranchi (Università di Lecce), mentre il  prof. Eugenio Russo (Università di Bologna) ha presentato una dettagliata relazione sugli scavi archeologici della Cattedrale di Efeso. Non poteva mancare una relazione dedicata a Santa Sofia, che il prof. Mauro Della Valle (Università di Milano) giudica nata come chiesa episcopale. La prof.ssa Raffaella Menna (Università della Tuscia – Viterbo) ha poi tentato un inquadramento sul tema “La Cattedrale e le incoronazioni a Bisanzio nel Medioevo”.
Sul ruolo della cattedrale nei riti imperiali si è concentrata anche l’affascinante relazione della prof.ssa Maria Andaloro (Università della Tuscia – Viterbo) costruita attorno ad una proposta ‘ricostruttiva’ dei riti, i vestimenta ed i regalia nelle incoronazioni dei Re normanni, attraverso i quali è possibile tentare anche una lettura degli spazi della chiesa.
Altre riflessioni sono state fatte su fasi delle cattedrali più tarde, fino al XIII secolo avanzato e al XIV, ed altre ancora, ad integrazione dell’analisi delle strutture, hanno riguardato i beni mobili delle cattedrali. “I tesori delle cattedrali” sono stati oggetto dell’intervento della prof.ssa Anna Rosa Calderoni Masetti (Università di Genova) la quale ha anche fatto un invito ad aprire nuove ricerche sul famoso lascito del Vescovo Albunco di Parma.
Ai manoscritti sono state dedicate le relazioni della prof.ssa Giulia Orofino (Università di Cassino – “I libri del Vescovo”) e della prof.ssa Federica Toniolo (Università di Padova). Quest’ultima analizzando l’Evangelistario di Isidoro della Cattedrale di Padova ha rivelato la persistenza di rimandi ottoniani, interpretandoli come un riflesso di quel momento politico. Ha quindi messo in luce l’influenza esercitata dalla committenza del Capitolo, il quale aveva rapporti con la Germania, con l’imperatore Enrico e con sua moglie Berta.
Nell’impossibilità di elencare tutti gli interessantissimi interventi, non resta che aspettare la pubblicazione degli Atti, un volume già atteso e che, come sempre, segnerà un punto di riferimento imprescindibile per lo studio della cultura medievale.

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